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CACCIA A OTTOBRE “RUSSO”: A CHE PUNTO È LA GUERRA IN UCRAINA

Ad oltre sette mesi dall’inizio delle ostilità, la Russia è in difficoltà, noi europei paghiamo costi salati e solo gli americani possono impedire una rapida conclusione di questa follia.

di Centro Studi Polaris

All’inizio dell’invasione russa in Ucraina scrivemmo (1) che i russi si muovevano in accordo (oggettivo o concordato poco importa) con gli americani. Temevamo che la svolta del Cremlino mettesse fine all’ipotesi Gran Continentale fino allora perseguita da Parigi e Berlino, che la guerra avrebbe rafforzato la Nato, ma che al contempo avrebbe spinto l’Europa a maggior organizzazione comune. Sapevamo che ci sarebbe costata carissima, ma mai quanto alla Russia, che si avvitava in un cul de sac apprestandosi al tramonto definitivo come potenza e che la Cina non l’avrebbe aiutata.

Sette mesi e mezzo dopo, continuiamo a registrare reiterate conferme di tutte quelle valutazioni.

Non è necessario soffermarci sul rafforzamento della Nato, che è sotto gli occhi di tutti, né sul deteriorarsi delle intese tra Parigi, Berlino e Mosca, che sono palesi. Diamo un’occhiata al resto.

I vantaggi americani

Non parliamo soltanto del guadagno economico e strategico che gli americani hanno portato a casa vendendoci circa 30 miliardi di metri cubi di shale per coprire il grosso dei 43 miliardi che non importiamo più dalla Russia, visto che nel primo semestre bellico abbiamo tagliato le importazioni da Mosca del 42,8%. Non parliamo solo del dato strategico (Nato + blocco all’accesso delle risorse del Donbass (2), in particolare il cobalto + minaccia russa ad est e a sud, da Libia e Mali). Parliamo anche di guerra all’Euro e alla nostra ripresa.

La linea monetaria della FED, a protezione dei costi d’importazione americani, ha deprezzato la valuta rivale del Dollaro, cioè la nostra, ne ha ridotto l’attrattività sui mercati, rincarando l’importazione e scaricando ancora una volta su di noi l’inflazione d’oltre Oceano, che minaccia di farsi stagflazione. D’altronde questa scelta impone anche il taglio della politica dell’elicopter money, quindi paralizza gli incentivi di ripresa, e tutti i Paesi europei sono confrontati a grandi difficoltà, dovendo fare anche fronte ai costi energetici schizzati alle stelle, soprattutto per le speculazioni e le scommesse borsistiche e che sono ora valutati al 3,1% del Pil della UE.

I fermenti della UE

La UE da un lato parla di unità, dall’altro ogni governo prova a fare da sé, ma infine, terzo tempo, confluisce su accordi programmatici e concreti. Ci riferiamo a progetti politici o militari (3) come il nucleo di difesa intra-europeo, ma non solo. 

Benché la montagna sembri partorire topolini, c’è un accordo d’insieme per regolamentare, gas escluso (4), i profitti energetici che sono lievitati artificialmente, riducendo così in parte il peso sui contribuenti. Una misura che avrebbe anche degli effetti nel contenimento dei “fondamentalismi verdi”, che sono un altro fattore della nostra paralisi. 

Aggiungiamoci, a prescindere dalla motivazione in sé, la scelta operata nel sanzionare l’Ungheria: il passaggio dall’unanimità alla maggioranza qualificata per le decisioni da prendere.

E chiudiamo con la recente cooperazione italo-francese, frutto del tanto osteggiato Patto dell’Eliseo (5): il varo in Sicilia della prima fabbrica europea per produzione di base nel campo del microchip (6).

Come si sono accorti quasi tutti gli analisti l’effetto di concentrazione unitaria è in atto (7).

La Cina non sostiene la Russia

Intanto la Russia è nei guai. Il Paese più grande del mondo e così ricco di materie prime, che non riesce mai a svilupparsi e che vanta il Pil della piccola e in gran parte arida e spopolata Spagna, ha portato a casa, rumorosamente, una serie di accordi commerciali extra-occidentali. Accordi capestro, tra l’altro. Ma è come quando si risponde a un cataclisma stanziando fondi, cosa ben diversa dal disporne. Ad esempio, lo spostamento del gas da ovest alla Cina, con tanto di infrastrutture, nel migliore degli scenari espresso da Gazprom si produrrà nel 2028.

Mosca è in gravi difficoltà, cui si aggiunge l’isolamento politico, con l’evidente perdita di credito che è stata dimostrata in modo quasi offensivo a Samarcanda da Xi, Erdogan e Modi.
Il Cremlino continua a sbandierare un’alleanza contro il NWO a trazione americana, ma continua a essere smentito dai fatti in questa frottola campata in aria.

Quello che più colpisce sono le valutazioni cinesi espresse dagli organi e dai centri studi che rappresentano informalmente Pechino e ne descrivono le posizioni. L’ambasciatore in Usa, Qin Gang, ha pubblicamente dichiarato che la Cina non ha fornito aiuti sostanziali alla Russia. Jia Qing Guo, rettore della scuola di studi internazionali dell’Università di Pechino (come l’equivalente di un dirigente del CFR negli Usa) ha specificato: “L’attuale ordine mondiale è ancora il migliore che l’umanità abbia mai conosciuto; attraverso istituzioni consolidate gli Stati difendono valori e principi universalmente accetati come la sovranità (…) le nuove potenze possono essere scontente di una particolare distribuzione di benefici, ma non hanno alcuna intenzione di rovesciare l’ordine (…) Cina e India richiedono solo delle riforme piuttosto che la sostituzione dell’intero ordine mondiale esistente”.

Wang Yiwei, professore della Renmin è stato ancor più esplicito. “La Cina sfrutta la globalizzazione e non ha bisogno di alterare lo status quo, mentre la Russia non si è mai integrata nel mercato mondiale e ha un senso d’insicurezza”. Zao Long, del centro studi di relazioni strategiche SIIS spiega: “Le due potenze – Russia e Cina – non coglieranno l’occasione ucraina per formare un fronte antioccidentale, Pechino si atterrà ai principi di non alleanza, non confronto e non presa di mira di parti terze”. E chiarisce che prima del conflitto, Xi aveva sì espresso insieme a Putin una denuncia sull’allargamento della Nato verso est “ma ciò non implicava l’accettazione semplificata della narrativa o degli argomenti della Russia”.

I tempi della pace

A questo punto entra in gioco la tempistica della chiusura delle ostilità.

Putin annaspa e dovrebbe garantirsi almeno sei anni di tenuta, cosa che sembra davvero difficile perché questo non conviene a nessuno, né alla società russa, né alla Cina, né all’Europa, ma conviene agli Stati Uniti, quegli stessi che sono già intervenuti a più riprese a calmierare lo sforzo ucraino e che – mistero dei misteri – pur con la tecnologia che posseggono non sono ancora riusciti a trovare il modo di bloccare i carri armati russi che sono attivati da chip americani.

È evidente che se la guerra durasse altri due anni, gli Usa vincerebbero su tutti i fronti.

Più dura, più paghiamo noi europei. Più dura, più la Russia si avvia a scomparire dal novero dei players mondiali.

A noi, serve che termini prima con un cambio al Cremlino e con una trattativa che salvaguardi interamente l’Ucraina, consentendoci così di mantenere anche una quota di gas e petrolio russi, facendo da contrappeso alla deriva di Mosca verso Pechino.

Ormai la Russia ha perso la partita internazionale sia dal punto di vista del confronto militare ed economico che da quello della faccia e se continua così salverà le terga di alcuni mafiosi al potere, ma muoverà ormai esclusivamente per gli oggettivi interessi americani.

L’Europa (e l’Italia “meloniana”) alla ricerca della fermezza

In Europa si prospetta, infine, una linea di pacificazione nella fermezza che, oltre a Francia e Germania, dovrebbe vedere in prima fila l’Italia a guida “destracentro” (su Insideover (8) si descrive l’iniziativa diplomatica di Macron, facendo notare l’importanza che in essa dovrebbe avere il nuovo Esecutivo italiano, perché considerato vicino al Vaticano). 

Potrebbe essere stato offerto a Giorgia Meloni un ruolo internazionale “alla Merkel” perché così vicina a Visegrad da poter tranquillizzare e in qualche modo rappresentare i Paesi più ferocemente (e a ragione) ostili alla Russia?

Vedremo.

1. https://www.centrostudipolaris.eu/2022/03/03/guerra-in-ucraina-un-disastro-che-risvegliera-leuropa/

2. https://www.centrostudipolaris.eu/2022/06/16/perche-a-putin-interessa-tanto-il-donbass/

3. https://www.centrostudipolaris.eu/2022/03/31/strategic-compass-nasce-il-primo-nucleo-dellesercito-europeo/

4. https://www.centrostudipolaris.eu/2022/07/07/gas-quale-politica-comune-per-uscire-dallemergenza/

5. https://www.centrostudipolaris.eu/2021/12/16/trattato-del-quirinale-occasione-da-non-perdere-o-cessione-di-sovranita/

6. https://www.centrostudipolaris.eu/2021/07/08/semiconduttori-ecco-perche-intel-vuole-produrre-chip-in-europa/

7. https://www.centrostudipolaris.eu/2022/05/26/luci-dellest/

8. https://it.insideover.com/guerra/cambiamento-profondo-della-guerra-cosa-ce-dietro-le-parole-di-macron.html

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