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LUCI DELL’EST – LA GUERRA IN EUROPA VISTA DAGLI ANALISTI

L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin suscita perplessità in Russia, Cina e India e suggerisce politiche di bilanciamento.

La guerra russoamericana in Europa vista dagli analisti russi, cinesi e indiani.

di Gabriele Adinolfi

Tralasciamo per un attimo le motivazioni etiche, i coinvoglimenti emotivi e i sentimenti con cui guardiamo alla guerra in Ucraìna e proviamo a osservarla con un’ottica ragionata e analitica, meglio ancora con quella con cui vi si guarda nel presunto Altro Polo, quello eurasiatico, che starebbe fronteggiando l’Occidente.

Vediamo quali sono le perplessità critiche nei confronti di questa “operazione speciale” che militarmente langue.

Commenti a inizio guerra in Russia

Tra i più importanti analisti i toni variano.

Beninteso, vi sono dei trionfalisti, quali Sergei Karaganov (Svop) che parla di una “quarta fase” della “dottrina Putin”, fase che definisce di “distruzione costruttiva” attraverso la quale Mosca potrà voltare le spalle all’Europa e dedicarsi al suo destino eurasiatico proteso in Siberia.

Meno entusiasta, Timofei Bordachev (Valdai) invita a considerare il “pericolo di spenseriatezza strategica” determinato dall’intervento in Ucraìna. In questo gli fa eco Sushtenov che ammonisce che “ci sono diversi centri in competizione per l’influenza globale. In questo mondo ci sono più pericoli, ma anche più cautela” (messaggio chiaro).

Ivan Timofeev (Riac) ammonisce che la guerra, che lui personalmente critica, produrrà “un aumento significativo delle presenza militare della Nato e l’emergere di una potenza militare in prossimità del confine russo, fino a un esercito europeo specificatamente concentrato per contrastare la Russia”.

Infine, il Presidente del Riac, Igor Ivanov, ministro degli esteri di Putin fino al 2004, ovvero uno degli artefici del cosiddetto asse Parigi-Berlino-Mosca, è andato oltre, firmando un documento in cui si chiedevano “un cessate il fuoco per mettere fine all’inaccettabile e ingiustificabile perdita di vite umane, inclusi civili innocenti” e il “ritorno a dialogo, diplomazia, negoziati”.

Oltre due mesi dopo le perplessità restano intonse

Se un fedele di Primakov, Aleksandr Dynkin (Imemo ma, guarda guarda, anche senior fellow del Cfr americano) giustifica diplomaticamente la mossa russa come “contestazione dell’accordo della Guerra Fredda”, Andrey Kortunov (Riiac), forse il principale ideologo del multilateralismo bicipite russo (al contempo euraisatico e con la Ue) è molto duro: “In trent’anni – sostiene – Mosca ha cercato di ricucire il vecchio impero senza risultato. Non è stata capace di creare un modello di sviluppo sociale ed economico in grado di attirare il vicino estero, a differenza di Germania e Francia”. Di qui il ricorso alla forza per contenere il confronto. Un confronto che è stato perso “con ambiziosi ed energici giocatori come la Ue e la Cina e perfino la Turchia”. Per Kortunov “la Russia sarà isolata dalle catene tecnologiche globali e aumenterà la dipendenza tecnologica dalla Cina”.  E non è tutto: “anche le aspirazioni a essere potenza eurasiatica sono raffreddate dalla pressione di una Cina ormai grande potenza imperialistica che sovrasta la Russia già economicamente e demograficamente”.

Più moderato, Fyodor Lukyanov (Russia in global affairs) lamenta che la politica del Cremlino “mette la Cina in posizione vantaggiosa lasciando meno spazio di manovra alla Russia” e ammonisce che “il Mar Cinese meridionale, sui cui contenziosi Mosca si è sempre trattenuta dall’intervenire, potrebbe ora diventare un pericoloso fronte su cui doversi schierare”.

Si scrive Ucraìna ma si legge Indo-Pacifico

Lukyanov ha visto giusto, perché poco importa qui se Putin sia caduto in una “trappola” Wasp, se abbia stretto un “accordo” con Biden o se si sia trattato un po’ dell’uno e un po’ dell’altro: la strategia americana di questa guerra mossa dai russi in Europa è molto chiara. Chiudere l’Europa a tenaglia, frenarne l’ascesa e allontarne le pericolose influenze dall’Indo Pacifico dove Washignton considera le sue priorità. 

Anche la ritirata afghana, in cui comunque gli Usa si sono garantiti la continuità dell’oppio, è servita allo stesso scopo perché ha messo in grosse difficoltà l’India mentre si continuava a colpire la Francia. Gli americani vogliono imporre il Quad (alleanza India, Giappone, Usa, Australia) e, di conseguenza, creare un bipolarismo per il quale non esitano a schiacciare Mosca su Pechino. Ritengono in tal modo di poter gestire il multipolarismo asimmetrico in uno schema duale con la Cina.

Ma questo schiacciamento russo ad est farebbe saltare non pochi equilibri in un mondo molto più aduso ai giochi multipli e incrociati. Sicché la potenza russa ad est, per quanto diluita, è anche tutt’altro che scontata.

E le risposte cinese e indiana non sono tardate ad arrivare.

Pechino e Nuova Delhi

Abbiamo riportato a suo tempo le affermazioni degli analisti cinesi e indiani (1-2-3) che prevedevano l’invasione dell’Ucraìna che – a loro avviso – era stata concordata tra Putin e Biden.

Ora che la Russia è sospinta ad est anche dalle sanzioni assurde che penalizzano soprattutto, e non a caso, l’Europa, i posizionamenti fluttuanti delle altre due potenze con le quali Mosca intenderebbe formare il “polo alternativo” chiariscono la loro cautela.

Nessuno ha intenzione di perdere terreno e guadagni per soccorrere il Cremlino che, semmai, è diventato un ottimo elemento di confronto tra Pechino e Nuova Delhi.

Wang Yiwei, direttore dell’Istituto di affari internazionali dell’università Renmin e Duan Minnong della stessa università avvertono Mosca e lo fanno sulla stampa russa: “Dal momento che la la Russia non può separarsi geograficamente dall’Europa, proprio per promuovere la sua relazione con l’Oriente deve prendere in considerazione la stabilità europea. In caso contrario si cristallizzerebbero due schieramenti che darebbero vita a competizione e confronto”. Ed è esattamente quello che la Cina vuole sventare.

Da parte indiana la canzone è molto simile. Come fa notare Le Monde “la guerra ucraìna rrappresenta un test dalla dottrina del multiallineamento indiano formulata dall’attuale ministro degli Esteri, Subrahmayan Jaishankar”. Egli vi afferma che “solo un’Asia multipolare potrà guidare in un mondo multipolare”.

Per Hindustan Times “In nome del multiallineamento l’India si trova a trattare con una Mosca moderatamente grata, una Pechino moderatamente domata e una Washington che dal bastone passa alle carote”. Conferma che “l’interesse indiano è quello di non alienarsi Mosca rendendola una potenza ostile in una regione dove Delhi già fronteggia Pakistan e Cina”.

Gli indiani e i cinesi, per ragioni opposte, vogliono evitare il Quad e, quindi, una Russia che costringa la Cina a un braccio di ferro.

La Russia e l’Europa sono perdenti

In parole povere agli angloamericani è riuscito di spaccare l’Europa, di appesantirne la crescita e di gettare Mosca nella contesa indo-cinese. Sull’Indo-Pacifico la partita si farà particolarmente astuta e complicata. Ma fino ad oggi la mossa di Putin, indubbiamente figlia dei confronti persi con gli europei e dell’incapacità di trasformare frattanto il sentimento revanscista russo in qualcosa di meno brutale, la stanno vincendo tutti meno la Russia e l’Europa.

Bisognerebbe chiuderla subito ma Putin non salverebbe la faccia. Purtroppo durerà, verosimilmente a lungo. Gli inglesi hanno paventato che duri anni e loro purtroppo sanno di cosa parlano.

1. http://www.noreporter.org/index.php/conflitti/28515-far-di-veleno-pozione

2. http://www.noreporter.org/index.php/conflitti/28516-il-padre-di-tutte-le-cose

3. http://www.noreporter.org/index.php/conflitti/28543-ragioni-e-proventi-della-guerra

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