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TRATTATO DEL QUIRINALE: OCCASIONE DA NON PERDERE O CESSIONE DI SOVRANITÀ?

Trattato Italia-Francia e sovranità: non siamo schiavi in forza di un trattato, ma a causa di quella mentalità servile che ci portiamo addosso dal 1943.

La vera sovranità la riconquisteremo solo se il Vecchio Continente ritornerà ad essere protagonista.

di Salvatore Recupero

Il 26 novembre scorso è stato sottoscritto il Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, da tutti chiamato “Trattato del Quirinale”. Si tratta di un accordo che era in gestazione da anni e che ora è venuto finalmente alla luce. Questo patto ha spaccato gli analisti: molti pensano che si tratti di un’ennesima cessione di sovranità, altri sono convinti che l’accordo ci darà sicuramente notevoli vantaggi. Prima di capire chi ha ragione analizziamo i temi che tocca il trattato.

Il trattato

L’accordo si compone di dodici articoli, (1) spesso infarciti di “retorica democratica”. C’è tuttavia un programma di lavoro su cui è necessario soffermarsi. I temi toccati sono tanti. Proviamo ad elencarli brevemente. 

Cominciamo con gli affari esteri. Le parti riconoscono il Mediterraneo come il loro “ambiente comune”, e a tal fine rafforzano il coordinamento per garantire sicurezza, sviluppo economico, contrasto alla migrazione irregolare.  I francesi ci daranno una mano a gestire i flussi? Così almeno c’è scritto. Ma c’è di più: la cooperazione non si limiterà al Mediterraneo, ma anche al golfo di Guinea, al mar Rosso, al golfo Persico, al golfo di Aden e all’oceano Indiano occidentale. Sulla difesa Italia e Francia promuoveranno delle “alleanze strutturali” tra le loro industrie del settore in direzione di una maggiore cooperazione, formando partnership su settori militari specifici come lo spazio. Già c’è chi teme un assalto alle eccellenze italiche. Purtroppo anche senza trattato le cose non sono andate meglio. 

E veniamo all’economia. Qui le due nazioni sostengono di voler lavorare al “completamento” dell’unione economica, monetaria e bancaria stimolando “l’introduzione di una capacità di stabilizzazione macroeconomica permanente dell’eurozona” e lavorando a un “sistema europeo di garanzia dei depositi (EDIS)”. Tante belle parole, ma quando si tratta di soldi il sodalizio Roma-Parigi può solo essere finalizzato ad indebolire il fronte pro austerity. Anche sul cosiddetto sviluppo sostenibile, Macron cerca alleati per placare il fondamentalismo green dei verdi tedeschi. C’è poi un importante capitolo sul digitale. I contraenti “riconoscono l’importanza della loro cooperazione al fine di rafforzare la sovranità e la transizione digitale europea. Essi s’impegnano ad approfondire la loro cooperazione in settori strategici per il raggiungimento di tale obiettivo, quali le nuove tecnologie, la cyber-sicurezza, il cloud, l’intelligenza artificiale, la condivisione dei dati, la connettività, il 5G-6G, la digitalizzazione dei pagamenti e la quantistica”. 

Ed infine non possiamo non parlare dello spazio, che è il cuore di questo patto.

Un’intesa spaziale

Quanto detto è dimostrato da un ulteriore accordo (2) sui lanciatori Ariane e Vega C siglato da Vittorio Colao, ministro della Tecnologia innovazione e Transizione digitale e da Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia, Finanza e Ripresa. I ministri riconoscono il settore spaziale come settore chiave per la competitività e un prerequisito per le capacità strategiche di entrambi gli Stati. “L’accesso autonomo dell’Europa allo spazio – prosegue il comunicato – deve essere conservato e rinforzato”.

Si ribadisce, dunque, il contenuto dell’articolo 7 del Trattato dedicato alo spazio. Come già nel Trattato del Quirinale, in cui i due paesi “riaffermano il loro sostegno alla base europea di lancio di Kourou, rafforzando la sua competitività e la sua apertura. Nel settore dei sistemi orbitali, intendono incoraggiare e sviluppare la cooperazione industriale nel settore dell’esplorazione, dell’osservazione della terra e delle telecomunicazioni, della navigazione e dei relativi segmenti terrestri”. Le parole non lasciano spazio a dubbi anche se non tutti sono convinti che si tratti di un buon affare per l’Italia.

Gli scettici 

Ad esempio (ma non è l’unico, la lista è lunga) c’è il professor Carlo Pelanda. Secondo quest’ultimo: “L’industria italiana ha una grande capacità di produrre combustibili solidi, un po’ meno quelli liquidi. I francesi e i tedeschi al contrario sono più forti sulla tecnologia combustibili liquidi. Ci sono stati dei sabotaggi, da parte francese, sui missili del lanciatore Vega perché è un concorrente molto efficiente del vettore Ariane” ha evidenziato a Startmag (3). Lo stesso Pelanda afferma, in un articolo su La Verità, che l’obiettivo di Macron è “conquistare l’economia italiana per bilanciare lo strapotere di quella tedesca” e fare di Roma il vassallo di Parigi per “aumentare la centralità dell’industria francese della Difesa” in Europa. La Francia, dice l’analista, ha poi bisogno che l’Italia le sia allineata in modo da poter portare avanti la sua politica estera nella regione del Mediterraneo. 

Insomma, l’Italia è il boccone preferito dei francesi così come lo è stato dei tedeschi. Roma, secondo l’approccio “sovranista”, dovrebbe temere Parigi e Berlino in egual misura. Siamo sicuri che sia così? Sicuramente, no.

Il futuro è nelle nostre mani

Se è vero che tutti riescono a beffarci forse la colpa è nostra. Detto questo è sicuramente vero che la Francia da un punto di vista industriale (per non parlare di quello militare) rischia di relegarci nella posizione di junior partner. Non si può negare neanche che i cugini d’Oltralpe hanno rilevato banche ed aziende italiane, anche strategiche. Ma se lo hanno fatto, è perché nessuno ha potuto (rectius voluto) impedirlo, non a loro in quanto francesi, ma ai grandi gruppi finanziari che sono apolidi per definizione. Se Vivendi è socio di maggioranza in Tim non è colpa dell’Eliseo. I colpevoli vanno cercati a Palazzo Chigi o meglio su qualche barca lussuosa. Chi ha voluto privatizzare Telecom? Non certo Chirac.

E veniamo ai giorni nostri. Non possiamo temere di far parte di un grande consorzio internazionale come quelli dello spazio solo perché i nostri partner sono più forti di noi. Da soli non andiamo da nessuna parte. Lo stesso vale per l’industria della difesa o quella del digitale. 

Infine, dovremo anche ricordarci che “siamo europei in quanto italiani”. “Rafforzare la comunità europea è auspicabile e forse anche possibile”. La vera sovranità la riconquisteremo solo se il Vecchio Continente ritornerà ad essere protagonista. E a proposito di sovranità, dobbiamo ricordarci che nessuna nazione è libera se è occupata da un esercito straniero. Non siamo schiavi dunque in forza di un trattato, ma a causa di quella mentalità servile che ci portiamo addosso dal 1943.

1. Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata 26 Novembre 2021https://www.governo.it/sites/governo.it/files/Trattato_del_Quirinale.pdf

2. Italy-France Space agreement 26 Novembre 2021 https://innovazione.gov.it/notizie/comunicati-stampa/italy-france-space-agreement/

3. Vi spiego fini e rischi del trattato con la Francia (benedetto dagli Usa). Parla Pelanda. Di Carlo Pelanda Start Mag 28 Novembre 2021 https://www.startmag.it/primo-piano/vi-spiego-fini-e-rischi-del-trattato-con-la-francia-benedetto-dagli-usa-parla-pelanda/

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