Ago Magnetico

STRATEGIC COMPASS: NASCE IL PRIMO NUCLEO DELL’ESERCITO EUROPEO

Approvata dal Consiglio dell’Unione europea la Bussola strategica, lo strumento per la sicurezza e la Difesa del continente.

Un primo passo verso l’esercito europeo, nonostante le numerose criticità.

di Salvatore Recupero

In questi giorni è stato compiuto un passo importante verso la nascita dell’esercito europeo.

Il 21 marzo scorso i ministri della Difesa dell’Unione europea hanno approvato la Bussola strategica (Strategic Compass), lo strumento che racchiude le ambizioni e i programmi dell’Unione per la sicurezza e la Difesa del continente. Il Consiglio dell’Ue, riunito a Bruxelles, ha spiegato in una nota (1) che: “L’Unione deve poter proteggere i suoi cittadini e contribuire alla pace e alla sicurezza internazionali”.

Le proposte della Strategic Compass

“Le minacce sono in aumento e il costo dell’inazione è chiaro. La bussola strategica è una guida per l’azione. Stabilisce un percorso ambizioso per la nostra politica di sicurezza e difesa per il prossimo decennio. Ci aiuterà ad affrontare le nostre responsabilità di sicurezza, di fronte ai nostri cittadini e al resto del mondo. Se non ora, quando?”. Così ha affermato Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, battezzando il nuovo progetto. 

La bussola strategica fornisce una valutazione condivisa dell’ambiente strategico in cui opera l’UE e delle minacce e delle sfide che l’Unione deve affrontare. Il documento formula proposte concrete e attuabili, con un calendario di attuazione molto preciso, al fine di migliorare la capacità dell’UE di agire con decisione nelle crisi e di difendere la sua sicurezza ed i suoi cittadini.

Un edifico fondato su quattro pilastri

La bussola copre tutti gli aspetti della politica di sicurezza e difesa ed è strutturata attorno a quattro pilastri: agire, investire, collaborare e proteggere

In primis, bisogna istituire una forte capacità di schieramento rapido dell’UE fino a 5000 soldati per diversi tipi di crisi. Poi, bisogna rafforzare le missioni e le operazioni della PSDC (Politica comune di difesa e di sicurezza) civili e militari dell’UE, promuovendo un processo decisionale rapido e più flessibile, agendo in modo più solido e garantendo una maggiore solidarietà finanziaria. 

Passando al secondo pilastro, gli Stati membri si sono impegnati ad aumentare le proprie spese per la difesa, con l’obiettivo ulteriore di rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea. Per questo, i Paesi membri intendono coordinare i rispettivi sforzi nell’aumento delle spese da destinare alla Difesa per metterli a fattor comune all’interno di tutta l’Unione. Inoltre, saranno forniti ulteriori incentivi agli Stati membri per impegnarsi nello sviluppo congiunto di strumenti e capacità all’avanguardia per operare in tutti i domini operativi (terra, mare, aria, spazio e cyber). Importante sarà anche promuovere l’innovazione tecnologica nel settore della difesa per ridurre le dipendenze tecnologiche e industriali.

Il terzo punto riguarda le partnership o meglio le alleanze. Questo, purtroppo, è un tasto dolente: nessuno ha il coraggio di tagliare il cordone ombelicale con la Nato. Anzi si sottolinea la necessità di “rafforzare la cooperazione con i partner strategici come la NATO, le Nazioni Unite e i partner regionali, tra cui l’OSCE”

Il quarto ed ultimo pilastro riguarda la protezione. Anche qui bisogna investire parecchio per dare all’Ue gli strumenti d’intelligence che servono a proteggersi autonomamente dalle minacce esterne. Più nel dettaglio è necessario sviluppare il Cyber ​​Diplomatic Toolbox e istituire una politica dell’UE in materia di cyberdifesa per essere meglio preparati e rispondere agli attacchi informatici. Infine, è opportuno implementare un toolbox per la manipolazione e l’interferenza delle informazioni estere; ed è indispensabile creare una strategia spaziale e marittima dell’UE per la sicurezza e la difesa. 

Le criticità 

Ovviamente si tratta di un inizio. Esistono ancora diverse criticità. Eugenio Palazzini su Il Primato Nazionale (2) ne fornisce un emblematico esempio: “Il primo grosso problema che emerge è relativo alla scarsità di risorse impiegate. Per fare un esempio pratico: la sola Polonia, per difendere il proprio confine, impiega più 15mila militari. Tre volte quelli contemplati dall’Ue per una forza multidominio”

C’è poi un’altra criticità che salta agli occhi ed è relativa alle tempistiche, forse inevitabili, ma nondimeno castranti, di questa prima fase: stando alla Bussola Strategica, l’esercito europeo rischia infatti di non essere approntato realmente prima del 2030, con esercitazioni congiunte previste soltanto a partire dal 2023, con l’obiettivo di rendere operativo l’Eu Rapid Deployment Capacity solo nel 2025. E intanto nei prossimi 10 anni cosa faremo? Semplice, rimarremo a ruota della Nato senza nessun potere decisionale. Nella nota del Consiglio, infatti, si specifica che la Difesa dell’Ue non sarà una sostituzione dell’Alleanza Atlantica, ma sarà “complementare alla Nato, che rimane il fondamento della difesa collettiva per i suoi membri”.

Le parole del generale Graziano

Da segnalare anche l’autorevole parere del generale Claudio Graziano presidente del Comitato militare dell’Ue. Graziano, intervistato da Elisabeth Braw per Foreign Policy riportato dal sito di Formiche (3) ha dichiarato: Ora l’Unione europea è più unita che mai, questo darà una spinta alla costruzione di un’Unione di difesa concreta e credibile. È un percorso lungo, ma sappiamo che dobbiamo farlo”. Sull’esercito europeo il generale non nasconde le difficoltà: “Integrare le forze armate è estremamente difficile, ma non è impossibile”

Quello che è necessario, tuttavia, è la volontà politica. Fino ad allora, quello che l’Europa può fare è rafforzare l’interoperabilità tra forze militari continentali. Come spiega ancora il generale, “l’esercito americano e quello russo, usano un solo tipo di carro armato da battaglia; noi europei ne utilizziamo 17 tipi diversi”. Questo crea enormi problemi di manutenzione, fornitura e addestramento. Le forze marine e aeree hanno problemi simili, con 180 piattaforme diverse, a fronte delle trenta degli Stati Uniti. “Questo è davvero anacronistico e inaccettabile, abbiamo bisogno di spendere di più, ma anche di spendere meglio”.

“Questa forza avrà anche elementi strategici che in passato sono stati normalmente forniti dagli Stati Uniti” ha infine spiegato Graziano, riferendosi alle strutture di comando e controllo, trasporto strategico anche aereo, capacità di sorveglianza e ricognizione dell’Intelligence, difesa cibernetica, droni, mezzi di comunicazione spaziale, sistemi di guerra elettronica, difesa antimissile.

Tante dunque sono le cose da fare. L’autonomia da Washington è difficile da conseguire. Tuttavia, aver compiuto il primo passo è comunque un risultato che non va per nulla sottovalutato.

1. A Strategic Compass for a stronger EU security and defence in the next decade. European Council 21 Marzo 2022 https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2022/03/21/a-strategic-compass-for-a-stronger-eu-security-and-defence-in-the-next-decade/

2. Guerra alle porte: cos’è la Bussola Strategica e come sarà l’esercito europeo di Eugenio Palazzini Il Primato nazionale 21 Marzo 2022 https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/guerra-alle-porte-cose-la-bussola-strategica-e-come-sara-lesercito-europeo-227865/

3. Un esercito europeo? Per ora spendiamo di più e meglio. Parola di Graziano Di Marco Battaglia Formche.net  21 Marzo 2022 https://formiche.net/2022/03/un-esercito-europeo-per-ora-spendiamo-di-piu-e-meglio-parola-di-graziano/

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