AUKUS: NEL PACIFICO NON C’È SPAZIO PER GLI EUROPEI
Usa, Regno Unito e Australia fanno fronte comune per frenare l’espansionismo cinese.
L’Europa rimane ai margini.
E il patto di sicurezza trilaterale fa perdere importanti commesse alla Francia, ma anche all’Italia.
di Salvatore Recupero
“La Francia è stata pugnalata alla schiena”. O almeno così dice Jean-Yves Le Drian, ministro degli Esteri francese. L’Australia, infatti, ha stralciato (senza il dovuto preavviso) il contratto con Parigi per la fornitura di sommergibili convenzionali dal valore di 90 milioni di dollari. Gli inglesi hanno avuto la meglio e si sono aggiudicati la commessa per la produzione di sommergibili a propulsione nucleare. La vicenda ha avuto e avrà conseguenze geopolitiche importanti. Prima di capire il perché, dobbiamo analizzare il contesto in cui è maturata questa scelta.
Che cos’è Aukus?
A questo proposito dobbiamo capire prima cosa significa Aukus. Quest’ultimo non è altro che l’acronimo delle tre nazioni (Australia, Regno Unito e Stati Uniti) che hanno firmato un patto di sicurezza trilaterale. L’accordo prevede (per il momento) che Stati Uniti e Regno Unito aiutino l’Australia a sviluppare e dispiegare sottomarini a propulsione nucleare, aggiungendosi alla presenza militare occidentale nella regione del Pacifico. Ma da chi deve difendersi Camberra? Dalla Cina, of course. L’annuncio è arrivato il 15 settembre scorso e ha scatenato un putiferio. Ovviamente, c’è stata una levata di scudi da parte di Pechino, ma a noi interessa di più l’impatto che l’accordo ha avuto su Parigi in particolare e in generale sull’Europa.
A farne le spese è stata la Francia che si è vista cancellare una commessa milionaria. Un fatto strano, anche perché Parigi nel 2016 (quando era stato firmato l’accordo) aveva ricevuto la “benedizione” di Washington. E allora perché stralciare il contratto? La risposta non è semplice ed è di natura politica, o meglio è legata alla strategia militare.
Come ha spiegato l’analista di Limes Dario Fabbri (1): “Acquistare una tecnologia miliare significa schierarsi al fianco del produttore in caso di guerra”. “Non poteva bastare solo la Francia in una contesa come questa per schermare l’Australia in caso di conflitto. Agli Usa serve che l’Australia utilizzi i propri armamenti per partecipare meglio al contenimento della Repubblica popolare”. Washington dopo aver abbandonato l’Afghanistan (che confina con la Cina per 90 km) deve contenere la Repubblica Popolare via mare. Quindi meglio gli inglesi che i francesi. Il Regno Unito, dopo essersi liberato dal pur flebile legame con Bruxelles, può risaldare i legami con i Paesi del Commonwealth. Londra, come diceva Churchill, tra l’Europa ed il “Mare aperto” sceglierà sempre quest’ultimo. Nulla di nuovo dunque. Questa vicenda, infatti, ci apre gli occhi anche sul significato geopolitico della Brexit. Ma, torniamo alla scelta di Camberra.
La Francia e l’Indo-Pacifico
L’ira di Parigi non si placherà facilmente. La reazione a caldo è stata quella di richiamare i propri ambasciatori negli Stati Uniti e in Australia. I francesi non accetteranno facilmente di essere tagliati fuori da quella parte del globo. I motivi sono tanti, non è solo una questione di grandeur.
Per comprendere quanto detto è necessario leggere il France’s Indo-Pacific Strategy (2) stilato a luglio dal ministero degli Esteri francese. La Francia (è bene tenerlo presente) è l’unico paese dell’Ue che ha territori nella regione dell’Indo‐Pacifico: i dipartimenti di La Réunion e Mayotte, le comunità della Nuova Caledonia e della Polinesia francese, il territorio di Wallis e Futuna e le Terre australi e antartiche francesi. Tutti questi territori rappresentano una popolazione di 1,65 milioni (più di un milione per i due dipartimenti nell’Oceano Indiano). Ovviamente, Parigi difende le sue posizioni con una ragguardevole presenza militare. C’è poi l’aspetto economico. Nel 2019, circa il 18% delle importazioni francesi proveniva dalla regione Indo-Pacifico, e circa il 14% delle esportazioni francesi era diretta verso quella regione. Questi flussi commerciali sono aumentati del 49% negli ultimi dieci anni. Bisogna altresì aggiungere che l’Eliseo “spende e si spende” parecchio in quei territori: gli investimenti diretti hanno rappresentato circa l’8% dei suoi investimenti globali nel 2019 (6% esclusa la Cina), pari a 113 miliardi di euro.
Detto questo, è chiaro che la Francia vuole fare il terzo incomodo tra Cina e Usa in quella parte del mondo. La scelta di Camberra ha sicuramente indebolito l’influenza di Parigi e soprattutto Biden ha mandato un chiaro messaggio all’Eliseo: qui non c’è spazio per gli europei. Tuttavia la Casa Bianca non vuole rompere completamente con Parigi.
La Francia verrà risarcita?
Secondo molti analisti per placare l’ira dei francesi gli americani hanno già pensato di lasciare mano libera ai cugini d’Oltralpe nel Sahel. Inoltre, Macron ne approfitterà per tessere la sua rete di alleanze nel Mediterraneo e non solo. Le elezioni presidenziali si avvicinano e l’Eliseo deve dimostrare di sapersi riprendere dallo smacco. Per questo Parigi ha venduto tre fregate alla Marina ellenica (3). La Grecia da tempo voleva rafforzare la propria flotta come già fatto per i caccia Rafale (sempre made in France) nei cieli. L’asse tra Macron e il premier greco Kyriakos Mitsotakis sta già dando i suoi frutti.
Ma l’Eliseo non si ferma certo qui. Sono previsti altri accordi. In primis, con la Repubblica Ceca (4): il ministero della Difesa ceco, infatti, ha dato il via libera all’acquisizione di 52 obici semoventi Caesar di Nexter Systems. L’accordo si aggira sui 335 milioni di euro. In secundis con la Romania (5): la Marina di Bucarest è interessata all’acquisto di mezzi navali prodotti da Naval Group, (il colosso francese che ha appena siglato la vendita delle fregate Fti alla flotta greca). Parigi, insomma, dopo lo schiaffo anglofono non resta a guardare nell’attesa di rifarsi nell’Indo-Pacifico.
Tornando all’Aukus, esso non ha danneggiato però solo la Francia. Prima di essere ufficializzato ha colpito anche l’Italia, in particolare Fincantieri. Purtroppo la vicenda non ha avuto spazio sui media nostrani.
Aukus colpisce Fincantieri
L’unico che ne ha parlato è stato Alberto Negri (6). L’ex inviato de Il Sole 24 Ore racconta che lo scorso giugno è saltata “la più grande commessa navale italiana degli ultimi decenni, quella all’Australia, per nove fregate, valore complessivo di circa 23 miliardi di euro. La commessa è stata vinta dall’inglese Bae Systems, superando altri due concorrenti, la Fincantieri e la spagnola Novantia. Si è trattato di una scelta politica più che tecnica e per questo ancora più bruciante”. La scelta, infatti, non aveva alcuna una giustificazione sul piano tecnologico: “Le Fremm italo-francesi – sottolinea lo Iai, l’Istituto affari internazionali – sono le più avanzate unità in servizio nel mondo. Non solo: la Fincantieri aveva previsto investimenti diretti in Australia per la costruzione delle navi e un ampio coinvolgimento dei fornitori locali”. Insomma, le prime vittime di Aukus siamo stati noi italiani.
L’Italia puntava molto su questa commessa. La diplomazia si era mossa in pompa magna: era stata organizzata una specifica crociera di una Fremm della marina e la visita in Australia di una delegazione governativa. Tutto sembrava andare per il meglio, ma poi Camberra ha deciso che non valeva la pena recidere il cordone ombelicale che la lega a Londra e, soprattutto, a Washington. Il risultato per noi è stata una sconfitta. Ma la stampa italiana ha preferito tacere, forse per non imbarazzare il governo Draghi.
L’unica considerazione che possiamo trarre da queste vicende è che l’Europa è come un cane legato ad un guinzaglio retrattile. Quando il nastro si allenta abbiamo l’illusione di essere liberi poi il padrone (la Nato e quindi gli Usa) schiaccia il pulsante e siamo costretti ad indietreggiare. Non si salva nessuno: al massimo ai francesi è lasciato qualche spazio d’autonomia in più. Ma solo se serve a fare la “guerra delle commesse” con l’Italia. Divide et impera: una tattica che funziona da sempre.
Il messaggio di Stoltenberg
Se poi qualcuno avesse ancora qualche dubbio sulla “sovranità europea” ci pensa Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, a spiegarci come vanno le cose. In un’intervista a Il Sole 24 Ore (7), il laburista norvegese ha spiegato che: “L’Unione Europea non sarà mai in grado di difendere l’Europa. In parte per motivi finanziari: l’80% della spesa militare della Nato giunge da paesi membri non Ue. In parte per motivi geografici: la Norvegia a Nord, la Turchia a Sud, il Canada, gli Stati Uniti e il Regno Unito a Ovest contribuiscono alla difesa dell’Europa”.
A poco serve la scelta di portare la spesa militare al 2% del Pil se poi questi soldi non sono destinati ad un progetto di difesa comune europea. Dunque ogni euro che gli europei investiranno in spese militari servirà solo a rafforzare la Nato, ossia l’organizzazione che limita la nostra sovranità. Tornando alla precedente metafora, il cane (l’Europa) non solo è legato al guinzaglio retrattile, ma è anche destinato a mordersi la coda. In sintesi non possiamo stupirci per i “sottomarini francesi” o per le “fregate italiane”. Che ci piaccia o meno, finché faremo parte dell’Alleanza Atlantica dovremo sottostare al volere di Washington.
1. Caso Aukus: Stati Uniti-Australia-Francia. Cosa è successo? Dario Fabbri su Limes.com 24 Settembre 2021
https://www.limesonline.com/lapprofondimento-di-dario-fabbri-caso-aukus-stati-uniti-australia-francia-cosa-e-successo/1250962. France’s Indo-Pacific Strategy, redatto dal Ministero degli Esteri francese pubblicato 01 Agosto 2021
https://au.ambafrance.org/IMG/pdf/en_indopacifique_web_cle0f44b5.pdf3. Fregate francesi per la Grecia: i primi effetti dell’Aukus. Rivista Italiana Difesa di Pietro Batacchi 29 Settembre 2021
https://www.rid.it/shownews/44194. Czechs sign deal to buy French truck-mounted artillery. Di Ap News 30 Settembre 2021
https://apnews.com/article/business-europe-prague-systems-ltd 02b5a883be52137b65b0a57827f5e1285. MApN: “Ferma disponibilità a firmare” l’accordo quadro per le quattro corvette Gowind 2500 con la società francese Naval Group, recentemente coinvolta nella crisi dei sottomarini. Di Agenzia G4 Media.Ro. Di Alexandru Stanescu 29 Settembre 2021
https://www.g4media.ro/exclusiv-mapn-isi-exprima-in-mod-ferm-disponibilitatea-de-semnare-a-acordului-cadru-pentru-cele-patru-corvete-gowind-2500-cu-compania-franceza-naval-group-implicata-recent-in-criza.html6. Aukus azzopperà le Fremm di Fincantieri? Riflessione pubblicato sulla pagina Facebook di Alberto Negri 19 Settembre 2021
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1778361029015456&id=1000052472765447. Stoltenberg (Nato): «Senza gli Usa l’Unione europea non sarà mai in grado di difendere l’Europa» Intervista a cura di Beda Romano Il Sole 24 Ore 25 Agosto 2021
https://www.ilsole24ore.com/art/stoltenberg-nato-senza-usa-l-unione-europea-non-sara-mai-grado-difendere-ue-AExhDle