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Argentina, malumore agricoltori per i ritardi di Milei

Giugno è trascorso e ancora permangono dubbi sulle strategie di Milei. Malumori tra i produttori di soia

Giugno era la data del primo esame per la gestione economica di Milei. Perché giugno? Perché il raccolto argentino avviene ad aprile ed è commercializzato a maggio-giugno. La promessa di Milei e la speranza dei produttori era che al momento della “liquidazione della soia“, lo spread tra il dollaro -cioè la differenza tra il dollaro ufficiale e quello effettivo a cui vengono liquidate le vendite- non avrebbe più dovuto sussistere e gli agricoltori avrebbero potuto vendere la soia al prezzo di mercato senza essere soggetti all'”estorsione” del controllo del dollaro.

Con la scomparsa di tale “controllo” – ereditato dal peronismo, diceva Milei – le vendite sarebbero state veloci e lo Stato argentino avrebbe potuto incassare una notevole somma di denaro in breve tempo, destinata a stimolare l’economia depressa dell’Argentina. Ma giugno è arrivato e il controllo è ancora attivo.

L'”estorsione” alla quale gli agricoltori erano sottoposti è ancora presente, le promesse di Milei non si sono mantenute e i produttori continuano ad aspettare che lo spread scompaia o almeno si riduca.

Fino a quando ciò non accadrà, non sono disposti a vendere la loro produzione e quindi lo Stato argentino non avrà quegli ingenti introiti in valuta estera, e dunque non ci sarà denaro per rilanciare l’economia.

Peggio ancora, i produttori agricoli, principalmente delle province di Córdoba e Santa Fé, avevano riposto le loro speranze nella promessa di “scomparsa del controllo”; erano queste provincie agricole – vitali per l’economia argentina – dove Milei ha ottenuto delle spettacolari percentuali di voto che gli hanno permesso di arrivare comodamente alla Casa Rosada. Ora aumenta l’incertezza, che – se perdurasse la negativa situazione di cambio – potrebbe presto trasformarsi in delusione. Alcuni diranno -giustamente- che lo spread nell’anno precedente -ancora sotto il governo di Massa- era del 50% e ora si aggira intorno al 20%: è vero, ma tale riduzione è stata una misura presa da Milei appena assunto il potere, e che -come concordano tutti gli analisti- sarebbe stata presa da chiunque fosse stato il presidente perché non c’era altra opzione. Il problema è che, da allora, lo scorso dicembre fino ad oggi, non vi è stato alcun miglioramento da parte del governo di Milei.

Il presidente “libertario” è salito al potere con diverse promesse economiche di contenuto radicalmente contrario alla sovranità nazionale. Le due più conosciute: la chiusura della Banca Centrale e la “dollarizzazione” dell’economia. Oggi lui stesso e i suoi collaboratori ammettono che tali promesse stellari sono impraticabili nel breve termine e chiamano a adottarle nel “programma dei prossimi 35 anni” che ha ideato per il futuro della nazione sudamericana.

Fortunatamente tali assurdità libertarie si sono dimostrate impraticabili per il presente e per i prossimi 35 anni, durante i quali dubitiamo che l’Argentina segua la via economica indicata da Milei.)

Enrique Ravello Barber

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