Inflazione, sbrogliamo qualche suo groviglio. Ecco perché Taylor può tornarci utile (a prescindere da Bush jr)
Tutti la citano, nessuno la conosce. Ecco a voi l’inflazione, che ha finanche un tasson ottimale (in)seguito dall’Europa. E se proprio vogliam cimentarci, ecco l’alquanto discussa regoletta di Taylor, parzialmente funzionante sotto l’amministrazione Bush
“Secondo le stime preliminari, nel mese di ottobre 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento di 1,8% su base annua, da +5,3% del mese precedente”. Così il comunicato stampa dell’ISTAT che commenta: “A ottobre, secondo le stime preliminari, l’inflazione evidenzia un netto calo, scendendo a +1,8%, dato che non si registrava da luglio 2021 (+1,9%). La drastica discesa del tasso di inflazione si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto. Un contributo al ridimensionamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari, il cui tasso tendenziale scende al +6,5%, esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+6,3%). Infine, più contenuta è la flessione dell’inflazione di fondo, che a ottobre si attesta al +4,2% (dal 4,6% di settembre).“.
Ma siamo davvero convinti di averci capito qualcosa?
Oggi, nei principali Paesi dell’Ocse, l’inflazione è a livelli abbastanza bassi. Ma se da un lato al consumatore medio non può che far piacere il costante abbassamento dei prezzi, dall’altro le banche centrali – BCE in primis – si domandano se esista un tasso ottimale capace di stabilizzare i prezzi. D’altronde, l’illusione monetaria induce il consumatore ad assumere decisioni economiche tutt’altro che corrette, così come è pur vero che una eventuale ipotesi di signoraggio potrebbe ridurre i costi di altre imposte preesistenti.
Il ruolo della BCE
Fa tutto lei. Se ieri era coadiuvata dalle altre banche centrali, oggi lei se la vede e lei se la piange. La politica monetaria dell’euro è gestita dal Sebc, il Sistema europeo di banche centrali. Caduto nel dimenticatoio giornalistico per le più disparate considerazioni dottrinali, continua a esistere.
Il suo ruolo può esser celermente bollato citando l’art. 105 del Trattato di Maastricht per cui v’è assoluta priorità all’obbiettivo della stabilità dei prezzi. Gli esperti del settore storceranno il naso per non evidenziato la sua integrazione nel 127 TFUE, indi per cui:
Dedurremo, insomma, che né la BCE né il Sebc servano a frodare i cittadini.
La regola di Taylor
Trattasi di una formuletta di stampo americano per regolare i tassi di interessi alle relazioni economiche correnti. in economia aperta, ovviamente. In soldoni, se l’inflazione è al di sotto dell’obiettivo e la produzione è al di sotto della capacità potenziale, dovrebbe ridurre i tassi di interesse.
i=r+π+0.5(π−π∗)+0.5(y−y∗)
Sì, ma sii più chiaro…
Accontentàti:
- i è il tasso di interesse nominale,
- r è il tasso di interesse reale (neutrale),
- π è l’inflazione attuale,
- π∗ è l’obiettivo di inflazione,
- y è la produzione economica effettiva,
- y∗ è la produzione economica potenziale.
Per i profani, la regola di Taylor, sviluppata dall’omonimo John Taylor, suggerisce una guida per la politica monetaria basata su un tasso di interesse nominale determinato dal tasso neutrale a lungo termine, l’inflazione attuale, e i gap rispetto all’obiettivo di inflazione e alla produzione potenziale.
La politica monetaria dovrebbe aumentare i tassi se l’inflazione supera l’obiettivo o se la produzione supera la capacità potenziale, e dovrebbe ridurli in situazioni opposte. La regola di Taylor è stata un punto di discussione nell’ambito della gestione economica e della politica monetaria che però vi risparmio.