Relazioni Internazionali

IL GIOCATORE LATINOAMERICANO – Un continente in mano alle oligarchie

L’orientamento “socialista”, di un socialismo che non mette però in discussione lo strapotere delle banche e il capitalismo stesso, ha favorito il nascere dell’inedito allineamento a sinistra della maggior parte dei Paesi presi in analisi.

I Paesi sudamericani sono supini alle regole dell’economia globale, perché dominano i poteri forti. 

La massoneria è fortemente radicata in Sudamerica, un posto di primo piano è occupato dai cartelli del narcotraffico e dalle lobbies di armi, che hanno un ruolo strategico.

Da non trascurare la religione, non solo la cattolica, ma anche il nuovo protestantesimo. 

di Marco StellaInsegnante di lingua e cultura italiana presso la Berlitz Idiomas di Rio de Janeiro

È da oltre vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, è dall’America Meridionale ed è con gli occhi di un italiano emigrato da ormai dieci anni in Brasile, che osservo questa porzione di continente nel nuovo quadro geopolico.

L’esser un Italiano in Brasile, un Italiano con identità chiara, mi favorisce come osservatore cosciente della rapida evoluzione degli eventi che ha trasformato l’America Latina, portando alcuni dei Paesi che la compongono alla condizione di protagonisti sulla scena mondiale.

La fine della guerra fredda ha rappresentato per la maggior parte dei Paesi sudamericani un ritorno alla vita parlamentare, attenuando in parte la presenza fisica marcante della longa manus statunitense e di molti Paesi europei sulla loro politica interna. La ridemocraticizzazione ha riaperto il dibattito politico e, seppur in modo non ancora del tutto maturo, dato il via ad una maggiore partecipazione popolare alla vita politica dei rispettivi paesi. Questo è senza ombra di dubbio un lato positivo, ma i vecchi regimi hanno lasciato dei problemi gravi difficili a superarsi.

Il primo è di tipo prettamente ideologico: quale fu la strategia nordamericana per evitare l’espandersi del comunismo nell’ America Meridionale? Stimolare, favorire e sostenere i regimi militari, riesumando quello che agli occhi del mondo veniva inteso come fascismo. Non più il fascismo storico corporativo e sociale che il Brasile ad esempio aveva già vissuto con il Presidente Vargas e l’Argentina con il primo Peron, ma regimi polizieschi supini agli interessi statunitensi e inquadrati nel Piano Condor. Ben distanti da quello che è il fascismo storicamente inteso, questi regimi ne screditarono l’immagine portando al contempo al nefasto risultato di aver creato come reazione una cultura socialdemocratica ampiamente condivisa.

Su questa linea socialdemocratica si sono formati molti degli attuali leader sudamericani. Ogni Paese indubbiamente è un fenomeno a sè stante, ogni leader proviene da esperienze personali e nazionali ben diverse, ma ciò che li accomuna è l’aver optato per per una socialdemocrazia piú o meno condita da abbondante populismo. Questo orientamento “socialista”, di un socialismo che non mette però in discussione lo strapotere delle banche e il capitalismo stesso, ha favorito il nascere dell’inedito allineamento a sinistra della maggior parte dei Paesi presi in analisi.

Il fenomeno Chavez rappresenta dal punto di vista ideologico la nuova sinistra populista latinoamericana, Il leader venezuelano si è eletto a continuatore della rivoluzione bolivariana e legandosi a Cuba, si è schierato apertamente contro gli Stati Uniti, cavalcando e alimentando il concetto di autodeterminazione dell’America Latina.

Altri leader si sono legati in modo più o meno stretto a Chavez come nel caso di Evo Morales, presidente della Bolivia, Luiz Ignacio lula da Silva, Presidente del Brasile, Fernando Lugo, presidente del Paraguai, Tabaré Rosas, presidente dell’Uruguai, Christina Kirchner, presidentessa dell’Argentina, mentre più distanti sono restati la presidentessa del Cile, Michelle Bachelet e la Colombia, quest’ultima tradizionalmente più vicina agli Stati Uniti. E’ dunque una sinistra più o meno populista a far da padrona sulla scena politica dell’America Meridionale ormai da alcuni anni.

In questo quadro non più bipolare, ma dove ogni singolo Paese cerca le proprie alleanze, il fenomeno Chavez è dunque una sorta di tentativo di ricondurre alla bipolarizzazione la politica latinoamericana definendo chiaramente un blocco di Paesi filovenezuelani e dunque riconducibili a Cuba e alla carcassa del comunismo. Quanto sia spontaneo il fenomeno Chavez o quanto sia al contrario una forzatura alimentata da chi ama giocare con gli opposti estremismi non saprei, fatto sta che, approfittando dell’allineamento a sinistra di molti Paesi latinoamericani, gruppi di influenza potrebbero agevolmente operare al fine di creare il presupposto per una nuova onda di colpi di mano in America Latina. Si tratterebbe dell’arma da utilizzare in casi estremi, in casi in cui il controllo del continente venisse a meno.

Allo stato attuale infatti Paesi sudamericani sono supini alle regole dell’economia globale, perché dominano i poteri forti.

Importante è ricordare che la massoneria è fortemente radicata in Sudamerica, perchè per quegli Stati fu ciò che la carboneria fu per noi, ossia, stimolò l’indipendenza delle colonie dalla Spagna e Portogallo. In seguito la massoneria nell’America del Sud fu strumento ampiamente usata anche nel piano Condor; non dimentichiamo ad esempio il ruolo della nostrana P2 nel progetto del ritorno di Peron in Argentina e nell’inquinamento del governo che succedette al leader restaurato che non sopravvisse che qualche mese al proprio rientro. Quella stessa massoneria è oggi ben radicata nel potere giudiziario della maggior parte dei Paesi sudamericani, come lo è nell’alta finanza, nei maggiori partiti, siano essi considerati di destra o sinistra, nelle alte cariche delle forze armate e negli incarichi di fiducia delle numerose imprese statali (un esempio sono le compagnie petrolifere come la Petrobras brasiliana e la Petróleos venezuelana).

Altri poteri forti sono presenti pesantemente nell’America Meridionale, un posto di primo piano è occupato ad esempio dai cartelli del narcotraffico e dalle lobbies di armi, che hanno un ruolo strategico. In Paesi allineati a sinistra il narcotraffico è spesso connivente con i partiti di governo, mentre dove la sinistra non è al potere invece è la scusante della lotta al narcotraffico l’arma con la quale si mantiene una situazione di stato di polizia che consente, al contempo, di far lievitare i costi e i guadagni della droga.

Da non trascurare la religione, non solo la cattolica, ma anche il nuovo protestantesimo. La prima legata al Vaticano e dunque a influenze esterne, e la seconda, come nuovo potere economico parallelo, con rappresentanti nel mondo politico eletti direttamente come nel caso dei vescovi-senatori e vescovi-deputati presenti in abbondanza in Brasile.

È il quadro di un’America Meridionale allineata al resto del mondo ossia in mano ai grandi gruppi sovranazionali dei poteri forti. Un Sudamerica che si trova soffocato da poteri che ne rallentano la maturazione.

Io credo fortemente al concetto della sinergia tra più nazionalismi, dove ad una globalizzazione organizzata e retta dall’oligarchia si contrapponga un sistema in grado di sviluppare i mercati nel rispetto della regola mater secondo la quale la politica debba orientare l’economia e non viceversa. Paesi realmente sovrani hanno la possibilità di gestire con un preparato apparato diplomatico le relazioni, liberi da preconcetti di schieramento, ricercando di volta in volta gli accordi più opportuni al benessere del proprio popolo. Affinchè questo sia possibile, affinchè la sovranità di una nazione e del suo popolo sia rispettata, vanno approntati meccanismi atti a ridimensionare il campo d’azione dei poteri forti.

Per arrivare a questo il primo passo è necessario il raggiungimento di una sempre maggior partecipazione ed il quadro attuale dell’America del Sud è ancora ben distante dall’essere ampiamente partecipativo proprio per via della presenza di enormi interessi economici tra i quali premeggiano il petrolio, la droga e le armi.

Sarà poi così diversa la condizione dell’Europa? 

Tratto da “Polaris – la rivista n.3 – GUERRE DI POSIZIONE” – acquista qui la tua copia

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