Editoriale

“E chi dice che Masaniello/poi nero non sia più bello?”: futuro africano per l’Europa?

L’ambiguità della Nuova Via della Seta e il suo impatto sull’Europa, mentre l’Italia esce ufficialmente dal gioco. Il ruolo cruciale dell’Europa nell’affrontare le sfide globali e l’ascesa strategica dell’Africa; ma attenzione al Mozambico e al suo posizionamento geopolitico nel contesto marittimo mondiale.

La nuova Via della Seta, da cui l’Italia è ufficialmente uscita da pochi giorni, ha una valenza ambigua. Da una parte, parteciparvi permetterebbe all’Europa di giocare maggiori carte per la mediazione tra USA e Cina, dall’altra appare sbilanciata dato che, per quanto ci riguarda, l’import avrebbe schiacciato l’export e l’acquisizione ulteriore di asset locali da parte di una potenza crescente non può definirsi indolore.

Noi abbiamo la tendenza a valutare le politiche estere nazionali come fini a sé stesse, ma rientrano in logiche più ampie e, se ben fatte, le indirizzano. Così tutte le mosse del nostro governo verso il Giappone, l’India, sul Mediterraneo (Tunisia, Albania) e in Africa (Piano Mattei) non possono essere lette in modo disgiunto dagli interessi e dalle linee europee. Un’Europa che è stata attaccata nel suo insieme, a prescindere di quale suo membro si trattasse, tanto in Libia quanto nel Sahel.

L’Ascesa dell’Africa e il Mozambico

Il Piano Mattei non è un canto nel deserto da parte di una piccola nazione velleitaria, la nostra, bensì s’incastona con le partite in gioco che a loro volta hanno scatenato le controffensive antieuropee in Africa e in Ucraina. L’Europa (e con essa l’Italia) vuole giocare le sue carte sull’Oceano Indiano. Ed è la ragione per la quale ha investito di attenzioni il Mozambico, stato sud-orientale del continente, ex colonia portoghese, con forti ingerenze cinesi.

Il Canale del Mozambico, 1.500 km tra questo paese e il Madagascar e con a nord l’arcipelago delle Comore e Mayotte, si situa immediatamente a sud della rotta marittima della Via della Seta, con tutto il potenziale di concorrenza e di contrattualità che ne può derivare. La UE ha istituito una missione di addestramento dell’esercito mozambicano (EUTM Mozambique) nei tre campi di Dongo, Katembe e Mavalane. I francesi hanno inviato esperti per l’antiterrorismo, la protezione civile e l’utilizzo droni. Una chiara opera di riconquista di posizioni.

Il Canale del Mozambico, che si situa nella rotta tra il Capo di Buona Speranza e Suez, vede transitare il 30% del commercio del petrolio mondiale e si trova al centro di quella che, approntata nel 2013, è stata definita come “autostrada marittima africana”.

La partecipazione attiva a questa “autostrada” e il controllo del Canale comportano notevoli vantaggi economici e strategici nonché potenzialità geopolitiche al di fuori della logica, più formale che sostanziale, dei blocchi. Si comprende agevolmente il perché dei colpi di coda in Sahel, nonché del moltiplicarsi dell’instabilità interna del Mozambico, il quale ha peraltro messo in agenda la produzione di 13 milioni di tonnellate all’anno di gas liquido, che andrebbe destinato alla UE e a paesi dei BRICS.

Il grosso delle partite per il nostro futuro si gioca in Africa.

Gabriele Adinolfi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Language