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Lavaggio breve e poco Eco. Pure Candy se ne va (ma era già cinese)

La chiusura dello stabilimento Candy di Brugherio rappresenta un duro colpo per l’industria italiana e per il territorio della Brianza, da sempre uno dei cuori pulsanti della manifattura nazionale. Fondato negli anni Sessanta, lo stabilimento è stato un simbolo del miracolo economico italiano e ha contribuito a rendere il marchio Candy un punto di riferimento nel settore degli elettrodomestici, non solo a livello locale, ma anche internazionale.

La decisione di cessare la produzione è stata annunciata dal gruppo Haier, che ha acquisito Candy nel 2018, e si inserisce in un contesto economico globale caratterizzato da crescenti difficoltà per il settore manifatturiero.Le ragioni alla base di questa scelta sono molteplici. La contrazione della domanda nel mercato europeo, unita alla crescente competizione internazionale e all’aumento dei costi di produzione, ha reso sempre più difficile mantenere operative fabbriche di dimensioni medio-piccole.

Haier ha dichiarato di voler razionalizzare la propria presenza produttiva in Europa, concentrando la produzione in pochi stabilimenti più grandi e moderni, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e contenere i costi. Tuttavia, questa strategia ha sollevato preoccupazioni tra i dipendenti e i sindacati, che temono per il futuro dei lavoratori e per il destino del tessuto sociale ed economico locale.Attualmente, lo stabilimento di Brugherio dà lavoro a oltre mille persone, molte delle quali risiedono nella zona. La chiusura comporterà inevitabilmente conseguenze pesanti per queste famiglie e per l’intera comunità, che da decenni trae beneficio dalla presenza dell’azienda. L’azienda ha annunciato l’intenzione di offrire esuberi volontari e di mantenere alcune funzioni strategiche legate al quartier generale europeo, ma queste misure non sembrano sufficienti a tranquillizzare le parti sociali. I sindacati hanno già espresso la loro preoccupazione, sottolineando l’assenza di un piano chiaro per il futuro dello stabilimento e dei suoi dipendenti.

La crisi dello stabilimento Candy non è un caso isolato, ma si inserisce in un trend più ampio che vede molte aziende del settore degli elettrodomestici in difficoltà. La competizione con paesi emergenti, dove i costi di produzione sono notevolmente più bassi, e la pressione per innovare in un mercato sempre più orientato alla sostenibilità e alla digitalizzazione stanno mettendo a dura prova molte realtà italiane. In questo contesto, la chiusura di Brugherio appare come un ulteriore segnale della necessità di ripensare il modello industriale italiano, puntando su innovazione, formazione e nuovi investimenti.La notizia della chiusura ha generato un clima di incertezza e preoccupazione tra i lavoratori, che vedono svanire la stabilità di un posto di lavoro che per molti rappresentava una sicurezza da decenni. La collaborazione tra azienda, sindacati e istituzioni sarà fondamentale per gestire questa transizione e per cercare soluzioni che possano mitigare l’impatto sociale ed economico della chiusura.

Nel frattempo, la comunità locale si trova ad affrontare una delle sfide più difficili della sua storia recente, in attesa di risposte concrete sul futuro del territorio e delle persone coinvolte.

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