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UE E USA SULL’ORLO DI UNA GUERRA COMMERCIALE

L’Inflation Reduction Act (IRA) prevede sussidi e agevolazioni fiscali per 369 miliardi di dollari per accelerare la transizione verde dell’industria statunitense.

Ma Francia e Germania non ci stanno.

di Salvatore Recupero

I sussidi non sono quasi mai graditi in un’economia di mercato. Per questo quando qualche nazione aiuta le proprie imprese scatta l’allarme protezionismo. Ha destato, dunque, scalpore l’Inflation Reduction Act (IRA), il provvedimento bandiera dell’Amministrazione Biden che prevede sussidi e agevolazioni fiscali per 369 miliardi di dollari per accelerare la transizione verde dell’industria statunitense. L’Europa non ha certamente gradito questo intervento. Lo considera sleale in quanto capace di spingere più di un’azienda a spostare i propri investimenti dal Vecchio Continente agli Usa. 

Se fossimo stati ai tempi di Trump non si parlerebbe di altro, invece ora che c’è il “mite” Biden e i suoi sussidi passano in secondo piano. Francia e Germania, al contrario di quanto sta facendo la Commissione e gli altri stati europei, stanno però facendo sentire la loro voce.

L’asse franco-tedesco risponde a Washington

Ormai nelle cancellerie europee, anche se sottovoce, non mancano le critiche nei confronti di Washington, sempre più alleato ingombrante. La Casa Bianca, con la scusa della guerra, si sta arricchendo sia facendo pagare il gas a prezzi maggiorati che ridando fiato alla sua industria militare. Come se non bastasse, Biden ha ben pensato di correre in soccorso delle aziende americane. La reazione, almeno di Parigi e Berlino, non si è fatta attendere. 

In una dichiarazione congiunta, Bruno Le Maire, Ministro dell’economia, delle finanze e della sovranità industriale e digitale di Francia, e Robert Habeck, vicecancelliere di Germania, ministro federale dell’economia e dell’azione per il clima, hanno chiesto “un rinnovato slancio alla politica industriale europea”. La nota franco tedesca indica una serie di azioni prioritarie che l’Ue dovrebbe mettere in campo. L’elenco è lungo: intelligenza artificiale, informatica quantistica, energia, idrogeno, batterie, aero-spazio, cloud. 

Anche un bambino leggerebbe tra le righe di questo intervento un forte richiamo alla Commissione guidata da Ursula von der Leyen perché si dia da fare con urgenza. Bruxelles non è però l’unico obiettivo dell’asse franco-tedesco. Nel comunicato si sottolinea l’importanza di rispondere alla minaccia di concorrenza sleale che arriva da oltreoceano.

Secondo Berlino e Parigi, la mossa di Washington è in tutto e per tutto una misura protezionistica, giacché incentiva le aziende a muovere gli investimenti dall’Europa verso gli Usa e spinge slealmente i clienti a comprare americano, soprattutto le auto elettriche. 

A gettare acqua sul fuoco, ad ogni modo, ci ha pensato il recente incontro tra Macron e Biden. Secondo Politico(1) la guerra commerciale Usa Ue è destinata a spegnersi. Sarà davvero così? Vediamo come sono andate realmente le cose.

La Francia tenta la via del dialogo

Il 2 dicembre si è conclusa, con la tappa in Louisiana, la visita di Stato di Emmanuel Macron negli Usa, un evento pieno di appuntamenti mondani e politici culminato con la sfarzosa accoglienza alla Casa Bianca e una cena di gala con oltre 350 invitati. 

Come ha spiegato al New York Times Charles Kupchan, docente di Affari internazionali alla Georgetown University, la visita di Macron assume un rilievo simbolico alla luce della “ritrovata centralità della relazione transatlantica nella strategia mondiale americana”, ed è senz’altro degno di nota che questa nuova iniezione di fiducia avvenga alla presenza del leader francese piuttosto che di quello britannico o tedesco.

Non dimentichiamo l’affaire Aukus (2) che si accompagnò alla decisione del governo di Canberra di stracciare una commessa da 36 miliardi di euro per la vendita di sommergibili francesi cui l’Australia preferì quelli nucleari degli Usa.

L’incontro è servito a mettere una pietra sopra a tutte le incomprensioni del passato. Ma sulla faccenda IRA Parigi tiene il punto (3). A tal proposito Macron è stato molto chiaro con i suoi interlocutori Usa dichiarando in un incontro con i parlamentari alla Biblioteca del Congresso che l’IRA è “superaggressiva” verso le aziende europee. Più tardi, durante un ricevimento all’ambasciata francese, Macron ha rincarato la dose sostenendo che le scelte fatte dagli Usa “frammenteranno l’Occidente”.

Biden, però, cerca di correre ai ripari spiegando che “ci sono modifiche che noi possiamo fare (all’IRA) per rendere più semplice alle aziende europee di partecipare”. Una apposita task force congiunta è al lavoro per individuare possibili punti di contatto, ha sottolineato Biden, affermando che “non ho mai inteso escludere gente che sta cooperando con noi. Non era questa l’intenzione”.

Difficile dire che Macron se la sia bevuta. I tedeschi sicuramente no.

La rabbia teutonica contro l’Ira e non solo

In Germania il clima che si respira è leggermente differente. Ovviamente ogni membro del governo deve calibrare bene le parole che dice e non può creare delle crisi diplomatiche. Così come avviene in certi casi, sono le vecchie glorie a dire quello che gli altri pensano. 

Il periodico digitale tedesco Deutsche Wirtschafts Nachrichten (4) ha raccolto pesantissime dichiarazioni da Oskar Lafontaine, ex presidente dell’SPD, già candidato cancelliere e ministro federale delle finanze nel governo Schröder tra il 1998 e il 1999.

Nell’intervista, l’anziano politico ha affermato che “l’esplosione dei due gasdotti (Nord stream 1 e 2, ndr) è una dichiarazione di guerra alla Germania ed è patetico e codardo che il governo federale voglia nascondere l’incidente sotto il tappeto. Gli Usa o hanno effettuato direttamente l’attacco o almeno hanno dato il via libera. È stato un atto ostile contro la Repubblica Federale, che chiarisce ancora una volta che dobbiamo liberarci dalla tutela americana”. Nella stessa intervista, Lafontaine chiede “il ritiro di tutte le strutture militari statunitensi e delle armi nucleari dalla Germania e la chiusura della base aerea di Ramstein.  Questo perché la Nato non è più un’alleanza difensiva, ma uno strumento per rafforzare la pretesa degli Stati Uniti di rimanere l’unica potenza mondiale. Dovremmo formulare i nostri interessi che non sono affatto congruenti con quelli degli Stati Uniti. Se noi e gli altri paesi europei continueremo a rimanere sotto la tutela degli Stati Uniti, ci spingeranno oltre il precipizio per proteggere i propri interessi. Quindi dobbiamo espandere gradualmente il nostro raggio d’azione, preferibilmente insieme alla Francia”.

In queste dichiarazioni, la guerra commerciale è solo un pretesto per chiedere ciò che molti tedeschi non osano neanche pensare. Se Lafontaine non fosse un radicale socialdemocratico su di lui piomberebbero accuse di revanscismo nazional socialista. Ma forse sono solo parole in libertà. perché per ora il governo federale non ha la forza né la voglia di cogliere l’appello del vecchio leader socialdemocratico.

1. Trade war averted? Macron gets Biden to ‘tweak’ his industrial subsidies. Di Clea Caulcutt. Politico. Eu. 01 Dicembre 20200 https://www.politico.eu/article/emmanuel-macron-joe-biden-us-france-lands-unexpected-concession-on-inflation-reduction-act/

2. Aukus: nel Pacifico non c’è spazio per gli europei. Di Salvatore Recupero Polaris sito web 07 Ottobre 2021 https://www.centrostudipolaris.eu/2021/10/07/aukus-nel-pacifico-non-ce-spazio-per-gli-europei/

3. Guerra commerciale evitata fra Usa e Ue? Com’è andato l’incontro Biden-Macron di Marco Orioles Start Mag 03 Dicembre 2022 https://www.startmag.it/mondo/guerra-commerciale-evitata-fra-usa-e-ue-come-andato-lincontro-biden-macron/

4. Perché pochi in Italia si preoccupano dell’Ira di Biden? Di Sergio Girlando Start Mag 03 Dicembre 2022 https://www.startmag.it/economia/perche-pochi-in-italia-si-preoccupano-ira-di-biden/

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