DEBITO PUBBLICO: C’È BISOGNO DI UN’AGENZIA EUROPEA?
La proposta di Draghi e Macron di creare un Agenzia europea per il debito pubblico ha acceso il dibattito.
Ma restano molte domande senza risposta.
di Salvatore Recupero
Il 23 dicembre 2021 Mario Draghi e Emanuel Macron (con un articolo firmato congiuntamente sul Financial Times) hanno presentato un progetto per riformare le politiche di bilancio dell’Unione Europea. L’articolo, presente anche sul sito del Governo (1), si appoggia ad uno studio “Revising the European Fiscal Framework” (Revisione del quadro di riferimento della politica di bilancio europea) redatto da studiosi di fama come Francesco Giavazzi, Veronica Guerrieri, Guido Lorenzoni e Charles-Henri Weymuller. Al centro di questo documento (2) c’è la proposta di creazione di un’Agenzia Europea per la gestione del debito. Prima di parlare del progetto però, è bene soffermarsi brevemente sulla sua lettera di presentazione: l’articolo pubblicato dal FT.
Come nasce l’idea dell’Agenzia del debito
In esso, infatti, Draghi e Macron spiegano che le critiche fatte finora all’Ue sono quantomeno ingenerose. L’Unione spesso e volentieri ha messo mano al portafoglio: “La Banca Centrale Europea ha intrapreso un vasto programma di stimolo monetario per sostenere il credito. La Commissione Europea ha sospeso le sue regole di bilancio e, insieme ai Governi, ha lanciato il programma Next Generation EU, un piano da 750 miliardi di euro per finanziare investimenti e riforme”. Tuttavia c’è qualcosa che non va.
“Già prima della pandemia – recita il testo – le regole di bilancio dell’UE andavano riformate. Sono troppo opache ed eccessivamente complesse. Hanno limitato il campo d’azione dei Governi durante le crisi e sovraccaricato di responsabilità la politica monetaria. Non hanno creato gli incentivi giusti per dare priorità a una spesa pubblica che guardi al futuro e rafforzi la nostra sovranità, ad esempio gli investimenti pubblici”. In questo quadro si inserisce la proposta di riforma avanzata dai quattro economisti.
Come funziona l’Agenzia
La riforma si muove in due direzioni. In primis, prevede il trasferimento della parte di debito nazionale accumulato durante la pandemia dal bilancio della Banca centrale europea a un’Agenzia europea per la gestione del debito. In secundis, propone una revisione delle regole fiscali esistenti, basata su una limitazione del debito a medio termine con una velocità di aggiustamento che dipende dalla quota di spesa dedicata agli investimenti pubblici, ai beni pubblici europei e alla lotta alla recessione. Vediamo nel dettaglio i due punti cominciando dalla già citata Agenzia.
“Un piano di assunzione del debito consisterebbe in un trasferimento graduale di una parte dei debiti pubblici nazionali (nei confronti della Bce) a un’agenzia europea di gestione del debito. L’Agenzia riceverebbe contributi dai governi nazionali per coprire i futuri pagamenti degli interessi. Chiaramente, il debito non verrebbe eliminato. Tuttavia, il fatto che sia intermediato dall’Agenzia europea produrrà una riduzione dell’onere del debito, dato che l’Agenzia sarà in grado di emettere debito a condizioni più favorevoli rispetto ai paesi altamente indebitati”, scrivono gli autori.
Secondo il piano, l’assunzione del debito avverrebbe in un periodo di cinque anni, con l’Agenzia che acquisterebbe ogni anno una quantità di debito – come frazione del PIL – pari a 1/5 dell’obiettivo di acquisizione. Nel caso dell’Italia, per esempio, il debito COVID accumulato è pari al 19% del PIL. Quindi, l’agenzia acquisirebbe un debito pari al 3,8% del PIL in ogni anno dal 2022 al 2026. Negli anni successivi al quinto, l’agenzia acquisirebbe debito in modo da mantenere quello detenuto al 19% del PIL italiano.
Le nuove regole fiscali
Venendo alle regole fiscali, gli autori propongono di fissare un obiettivo di medio termine per il rapporto debito/PIL che potrebbe essere raggiunto con un unico strumento: una regola di spesa che definisca un tetto al tasso di crescita della spesa primaria al netto della spesa per interessi, degli stabilizzatori automatici e delle voci di “spesa per il futuro”. Gli autori etichettano come “spesa per il futuro” alcune categorie di spesa pubblica che l’UE deve promuovere, come gli investimenti pubblici utili alle prospettive di crescita a lungo termine del paese e le spese che contribuiscono ai beni pubblici europei che beneficiano le generazioni future.
Dato che la “spesa per il futuro” contribuisce comunque al debito nazionale, però, il piano prevede anche un meccanismo che cambia la velocità degli aggiustamenti futuri del debito in funzione degli investimenti fatti in passato. In parole semplici: la spesa COVID e la “spesa per il futuro” permetterebbero un più lento percorso di rientro verso l’obiettivo del rapporto debito/PIL. “La regola è concepita per incentivare forme auspicabili di spesa e per promuovere la cooperazione europea su questi obiettivi, mentre il piano di assunzione del debito è un complemento naturale delle nuove regole, poiché dà ai paesi altamente indebitati un punto di partenza migliore nel loro sforzo di riduzione del debito” conclude Giavazzi.
Le critiche al progetto
Inutile dire che questo progetto in circa due mesi ha ricevuto notevoli critiche. Cominciamo con chi accusa apertamente i promotori dell’iniziativa di voler mettere in piedi di nuovo il Mes. Questo è il caso di Giuseppe Liturri (3). Quest’ultimo sottolinea come gli autori non dicano che “gli interessi relativi a quel debito oggi ritornano nella casse del Tesoro attraverso i dividendi di Bankitalia e quindi il contributo richiesto, che a prima vista appare un regalo, andrebbe a peggiorare il bilancio del Paese. Inoltre dovranno essere rispettati criteri di ammissibilità al Mes che, per i Paesi come il nostro, significa firmare un protocollo d’intesa con specifici impegni di politica economica monitorati dal Mes. La cura greca, per intenderci”.
C’è anche chi critica il nuovo impianto regolatorio “perché mitiga solo di poco il ritmo di riduzione del rapporto debito/PIL verso il 60%, mantiene le parti peggiori dell’attuale Fiscal Compact, rendendo la proposta incapace di rilanciare l’Unione europea, relegandola a rimanere debole, meno sostenibile, ingiusta, e dunque in ultima analisi più vulnerabile a malesseri sociali ed incline al sovranismo secessionista, come è stata nell’ultimo decennio”. Ed è il caso di Gustavo Piga (4).
C’è poi chi legge in questa proposta un’asse Roma-Parigi contro Berlino e i cosiddetti frugali.
In realtà il documento è semplicemente propedeutico al dibattito che ci sarà tra le nazioni dell’Ue quando finirà l’emergenza pandemica. Avremo molte nazioni indebitate e sarà necessario spingere sugli investimenti pubblici.
Dove troveremo i soldi? Può la Bce continuare a stampare/prestare danaro come se non ci fosse un domani?
Saranno queste le domande a cui dovremo dare prima possibile una risposta coerente.
1. The EU’s fiscal rules must be reformed if we are to secure the recovery di Mario Draghi e Emmanuel Macron 23 Dicembre 2021 https://www.governo.it/it/articolo/ue-intervento-di-draghi-e-macron-sul-financial-times/18890
2. Revising the European Fiscal Framework di Francesco Giavazzi, Veronica Guerrieri, Guido Lorenzoni, Charles-Henri Weymuller 23 Dicembre 2021 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/documenti/documenti/Notizie-allegati/Reform_SGP.pdf
3. Il Mes salverà il debito italiano? Proposte e molti dubbi di Giuseppe Liturri. StartMag 02 Gennaio 2022 https://www.startmag.it/economia/il-mes-salvera-il-debito-italiano-proposte-e-molti-dubbi/
4. Perché non mi convince la riforma delle regole fiscali Ue proposta da Draghi e Macron di Gustavo Piga StartMag 09 Gennaio 2022 https://www.startmag.it/economia/perche-non-mi-convince-la-riforma-delle-regole-fiscali-ue-proposta-da-draghi-e-macron/