Ago Magnetico

GAS: QUALE POLITICA COMUNE PER USCIRE DALL’EMERGENZA?

Serve una “politica europea del gas”.

Italia e Francia spingono per il “price cap”, ma trovano resistenze.

Riuscirà l’Europa a parlare con un’unica voce per calmierare il prezzo del gas e di altre materie prime?

di Salvatore Recupero

Solo nell’ultimo mese i flussi di gas russo verso l’Europa si sono ridotti del 38%. Sono ora un terzo rispetto ai livelli di un anno fa.

Per ora solo la Germania ha lanciato il primo grido d’allarme per bocca del Ministro tedesco dell’Economia Robert Habeck. Quest’ultimo ha annunciato il passaggio del piano di emergenza nazionale sul gas dal livello di allerta a quello di allarme. Per il momento non ci saranno razionamenti, che si attiverebbero solo con la successiva e ultima fase, quella di emergenza. Il problema non riguarda soltanto la Germania ma anche altri componenti dell’Ue. 

Le mosse del Consiglio dell’Unione Europea

Ad oggi, gli stoccaggi dei 27 Stati membri sono complessivamente pieni al 55%. Un dato migliore rispetto alla media del 53% degli ultimi cinque anni. Che però nasconde forti differenze tra i singoli paesi. Si va dal 99% del Portogallo al 27% della Croazia, passando dal 58% della Germania che, nonostante lo stato di allarme, è comunque superiore alla media europea.

L’obiettivo concordato dal Consiglio dell’Unione Europea è il raggiungimento di un livello minimo obbligatorio dell’80% entro il primo novembre (1). Alle condizioni attuali, però, molte nazioni non potranno raggiungere quest’obiettivo. 

In Italia, ad esempio, ogni giorno dell’ultimo mese lo stoccaggio è aumentato mediamente di 0,28 punti percentuali. A fronte del ritmo attuale, servirebbero 156 giorni per raggiungere il target comunitario. Contro i 130 giorni che mancano al primo novembre: siamo in ritardo di quasi un mese.

L’unica nota positiva è che in questa fase difficile gli stati membri dell’Ue si impegnano a garantirsi sostegno reciproco per ovviare a casi in cui la disponibilità di stoccaggi sotterranei di uno Stato membro sia inferiore alle sue effettive necessità. Dato che alcuni Stati non hanno disponibilità infrastrutturale, potranno immagazzinare il 15% del loro consumo interno annuale di gas in scorte situate in altri Stati membri e attingervi in caso di necessità.

Un primo passo per una “politica europea del gas”

Le decisioni del Consiglio dell’Unione Europea aprono nuovi spazi per una politica comune degli approvvigionamenti del prezioso idrocarburo. In primis scricchiola il dogma della libera concorrenza su cui si fonda l’Ue. In secundis si aprono le porte a politiche più ambiziose come il tetto ai prezzi (o price cap). Quest’ultimo fortemente, voluto da Italia e Francia, è stato bocciato per il momento. 

Cos’è il “price cap”?

L’idea di introdurre un “price cap”, ovvero un tetto al prezzo del gas a livello europeo, è una battaglia che il governo italiano porta avanti da mesi. “L’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo consentirebbe di ridurre i flussi finanziari verso Mosca”, ha ricordato di recente il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Di fatto si tratterebbe di individuare un meccanismo per fissare un tetto nelle piattaforme di negoziazione del gas, un prezzo al di sopra del quale gli operatori europei non possono comprare. L’ipotesi è quella di una soglia massima tra gli 80 e 90 euro a megawattora.

Secondo il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, questo meccanismo consentirebbe di attutire gli effetti del caro energia e di scoraggiare la “speculazione su imprese e famiglie”. Inoltre, dato che le tariffe dell’elettricità rinnovabile sono connesse al prezzo della produzione elettrica a gas, il tetto al gas potrebbe spingere a rivedere l’intero sistema delle tariffe.

Alcune nazioni si oppongono al provvedimento

C’è però chi si oppone. I Paesi Nordici, Olanda in testa, sono contrari. Secondo quest’ultima fissare un tetto al prezzo del gas sarebbe un passo indietro rispetto alla liberalizzazione del mercato dell’energia. Per comprendere l’atteggiamento di Amsterdam bisogna tenere conto del fatto che l’Olanda è un paese produttore di gas e la sua capitale è sede del principale mercato Ue dell’energia. “Non siamo contrari – al price cap sul gas – per principio ma, sulla base delle prove che abbiamo, pensiamo che potrebbe non funzionare come alcuni pensano”, ha dichiarato ieri il premier Mark Rutte (2).

Anche la Germania fino a poco tempo fa si è sempre opposta all’ipotesi di introdurre un tetto al prezzo del gas, ma, dato che a Berlino la situazione è di massimo allarme dopo il razionamento delle forniture di gas deciso da Mosca, il governo tedesco potrebbe adottare una linea più morbida su questo tema. La linea italiana invece è condivisa da Francia, Spagna, Portogallo e Grecia.

Una sola voce per l’Europa

Interessante a questo proposito quello che dice Michele Polo, professore all’Università Bocconi in un intervento su lavoce.info (3). Polo fa notare che: “Da parte russa c’è effettivamente un unico venditore monopolista, Gazprom, mentre dal lato europeo gli attori sono molto numerosi, ciascuno vincolato da contratti con Gazprom, e abituati dopo due decenni di liberalizzazione a operare in modo indipendente”

“Se vogliamo imporre un price cap – suggerisce Polo – solo a Mosca bisogna che l’Europa parli con una voce sola: il primo e ineludibile passo dovrebbe essere conferire alla Commissione europea il ruolo di acquirente unico per tutte le importazioni via gasdotto dalla Russia e affidare a essa l’allocazione dei quantitativi importati tra i diversi Paesi”. In questo caso potremmo applicare un tetto al gas che passa per i gasdotti. Ma attenzione c’è sempre la controparte. 

È vero che Mosca non può dirigere altrove il gas destinato via pipeline all’Europa. Ma avviare un negoziato per imporle un taglio dei prezzi sembra un’ipotesi surreale. A meno che gli stati membri dell’Ue non iniziano ad affrontare la battaglia del gas come un sol uomo. Finora non è stato così per diverse ragioni. Ad esempio molti accusano l’Ungheria o la Polonia. Sarebbe però semplicistico come ragionamento. Finché Bruxelles guarderà Budapest dall’alto in basso accusandola di violare lo stato di diritto sarà impossibile creare un clima di fiducia. La Commissione, dunque, dovrà adoperarsi per avere l’appoggio anche di nazioni più scettiche non solo per superare l’ostacolo del diritto di veto ma anche per creare un clima di collaborazione che finora non c’è. In caso contrario i nemici dell’Europa continueranno a fare il bello e il cattivo tempo.

1. L’Ue fissa l’obiettivo: stoccaggi di gas all’80% entro l’autunno di Andrea Muratore 27/06/2022 Insideover.com, https://it.insideover.com/energia/lue-fissa-lobiettivo-stoccaggi-di-gas-all80-entro-lautunno.html

2.«Price cap» al gas, cos’è e perché l’Olanda rimanda a ottobre la richiesta di Draghi di Valentina Iorio. Il Corriere della Sera 24 Giugno 2022, https://www.corriere.it/economia/consumi/22_giugno_24/tetto-gas-come-funziona-aec78224-f324-11ec-970d-cecc1e4d6a45.shtml

3. Il rompicapo del price cap sul gas di Michele Polo Lavoce.info 28 Giugno 2022, https://www.lavoce.info/archives/95924/il-rompicapo-del-price-cap-gas/

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