Relazioni Internazionali

TRA EUROPA E OCCIDENTE – Il nostro futuro possibile nell’evolversi degli scenari mondiali

Assistiamo ad uno scollamento tra la dimensione economica da quella politica-militare degli Stati: La centralità economica del mondo si sposta decisamente ad est, con al centro una Cina ed un’India che si apprestano a diventare il centro produttivo del mondo.

Al contrario la centralità militare e politica rimane degli USA ed in misura minore dell’Occidente: questi sono gli attori che si muovono con maggiore libertà e capacità nel mondo su questo piano.

In questo quadro la relazione tra Europa ed USA è antistrategica in quanto è considerata come un’alleanza solo al di qua dell’Atlantico mentre la Superpotenza ci considera rivali fino a muoverci una guerra di bassa intensità.

di Guido TaiettiLaureato in comunicazione politica

Dopo la fase del bipolarismo in cui URSS ed USA si fronteggiavano a vari livelli, ma essenzialmente come i principali due attori che influenzano massimamente il resto del mondo, siamo passati ad una fase di unipolarismo con gli USA al centro, per quello che doveva essere il nuovo ordine mondiale di Bushiana memoria e che invece in meno di  vent’anni è stato sostituito da un multipolarismo come quello che vediamo esistere al giorno d’oggi.

Un multipolarismo politico-militare con macro attori regionali (con diverse capacità proiettive) come la Russia, L’India, La Cina, il Brasile, l’Unione Europea ecc ecc; uno scenario con caratteristiche inedite che, se da un lato mostra la tendenza a raccogliere microattori attorno alla potenza regionale dominante, dall’altra porta ad uno sfagliamento di alleanze anche apparentemente durevoli ed all’emersione di nuovi attori (pensiamo allo smarcarsi della Turchia dall’orbita USA con il conseguente tentativo di imporre sè stessa come perno regionale tra Europa ed Asia).

L’instabilità e i poli est-ovest

In questo scenario l’instabilità è la caratteristica fondamentale e tra le altre tendenze veramente notevoli assistiamo ad esempio ad uno scollamento tra la dimensione economica da quella politica-militare degli Stati: La centralità economica del mondo si sposta decisamente ad est, con al centro una Cina ed un’India che si apprestano a diventare il centro produttivo del mondo.

Al contrario la centralità militare e politica rimane degli USA ed in misura minore dell’Occidente: questi sono gli attori che si muovono con maggiore libertà e capacità nel mondo su questo piano. Basta vedere il controllo e la disinvoltura con cui l’Occidente ha potuto da un lato rovesciare e uccidere Gheddafi (dietro il vessillo della volontà popolare), dall’altro appoggiare chi schiacciava le rivolte popolari (come il Bahrein); a dimostrazione di un controllo dei mass media, della propria popolazione, della capacità di esportare il proprio sistema politico come qualcosa di desiderabile, veramente elevata.

Come si possa evolvere questo scenario, a livello complessivo, è davvero impossibile da dire: si può prevedere l’evolversi di una singola potenza (come era stato ampiamente previsto, ad esempio, il cammino della Turchia proprio su queste pagine un anno fa), ma è davvero aleatorio tentare di fare previsioni ragionevoli in mezzo a tanta instabilità.

L’Europa disorientata

Quel che possiamo fare è comunque soffermarci sull’Europa; sul suo cammino strategico, sulla ragionevolezza dello stesso, su quale potrebbe essere il cammino ideale da percorrere.

L’Europa è parte di quel mondo occidentale, nato durante la guerra fredda ed allargatosi almeno fino al 2001 quando con l’11 Settembre ha acquistato dei confini relativamente stabili.

Quel che è centrale però è che l’Europa, in questo mondo occidentale guidato dagli USA,  oggi si trova rinchiusa in una alleanza completamente antistrategica.

Perchè? Perchè i motivi che davano un senso a questo Occidente inteso come USA+Europa (a cui si possono aggiungere Giappone, Canada ed Australia), ora non esistono più ed, anzi, il contesto è tanto cambiato da poter dire per certi aspetti che, ad oggi, l’Europa rischia di essere formalmente alleata al proprio principale avversario senza averne coscienza (e con il dubbio purtroppo che gli USA invece questa coscienza ce l’abbiano).

Fintantochè esisteva l’URSS l’Europa e gli USA avevano una minaccia esterna abbastanza forte da rendere sensata per entrambi tale alleanza: L’Europa temeva l’invasione e gli USA erano consapevoli che se l’Eurasia fosse diventata socialista nella sua interezza si sarebbero trovati rapidamente dalla parte sbagliata del coltello.

Ma oggi? Oggi non esiste nessuna minaccia esterna; e lo affermiamo confidando nel fatto che tra i lettori nessuno creda lontanamente che l’Islam ed il fantomatico “conflitto di Civiltà” esistano nei termini in cui sono stati utilizzati dai neocon USA e nostrani. (a breve conforto dei quest’affermazione ricordiamo che larga parte dei Paesi guidati da un Islam politico sono alleati USA, come l’Arabia Saudita o il Pakistan; mentre i Paesi del mondo arabo più laici sono i primi ad essere stati distrutti, L’Iraq valga per tutti).

E non esistendo nessuna minaccia esterna, cosa rimane? Gli USA e l’Europa contro nessuno. Due realtà estremamente simili: con una economia che è passata ad essere postindustriale, con una ricchezza diffusa, con un altissimo consumo di energie derivanti da materie prime. Realtà simili che significa soprattutto avere gli stessi obiettivi e gli stessi bisogni. In altre parole, essere rivali, se non avversari.

Entrambi affamati di materie prime, entrambi affamati di mercati da riempire con i prodotti delle proprie economie perennemente sature e sull’orlo della sovrapproduzione. Questi due motivi, ed il primo soprattutto, sono centrali e di una importanza pressochè totale. In un mondo di risorse scarse ogni qualvolta l’Europa ottiene del petrolio, quello stesso petrolio non può andare agli USA.

In un mondo di mercati comunque finiti e misurabili, ogni mercato occupato dall’Europa è un mercato che non possono occupare gli USA. Non c’è spazio per entrambi (se non temporaneamente e puntualmente), perchè entrambi mirano all’espansione totale. Ed essendo un insieme di giochi a somma zero, ogni qualvolta uno dei due attori vince, l’altro perde.

Gli USA indeboliscono l’Europa

L’enorme problema è che agli USA questa realtà appare evidente. Non si preoccupano solo di perseguire i propri obiettivi; sempre più spesso, quando mancano della forza necessaria per migliorare la propria posizione, si limitano a peggiorare quella europea. E ci riescono. Ci riescono perchè l’Europa (che oggi non esiste, ma esiste in forma di Unione Europea che a tratti è Europa e a tratti è anti-Europa) continua a considerarsi parte del mondo Occidentale. Parte di questo Occidente che altro non è che il perpetrare una posizione di dominio statunitense.

L’Europa che accetta di rendere instabile il Mediterraneo, l’Europa che considera la Russia il vicino impresentabile, l’Europa che bisticcia con la Turchia o con l’Iran non sulla base di un proprio calcolo strategico, ma semplicemente comportandosi da megafono delle intenzioni USA.

L’Europa è finita? Non si può dire e, anche fosse plausibile, dirlo sarebbe stupidamente disfattista in una realtà che comunque è sferica e, sotto la pressione di una volontà abbastanza forte, può in ogni momento prendere qualunque direzione.

In questa’lleanza fittizia che  abbiamo visto essere considerata tale dal punto di vista europeo ed invece intesa come una guerra a bassa intensità dal punto di vista USA c’è un ulteriore fatto da notare: la disinvoltura militare degli USA che indica non solo la presenza di una certa chiarezza strategica (cioè saper individuare i proprio obiettivi), ma anche la volontà di perseguirli. Capacità che all’Europa sembra mancare.

Per concludere il futuro dell’Europa  non sta in quel che sarà il rapporto con la Russia o con il Mediterraneo o con la Cina. Tutto questo è importante, ma a ben vedere, non è esiziale: per ognuno di questi problemi l’Europa potrà prendere una posizione piuttosto che un’altra e, anche se non scegliesse la più vantaggiosa, non smetterebbe con ciò di esistere. 

Il punto centrale per l’Europa è: saprà l’Europa riconoscersi? Riconoscere i propri confini, la propria autorità, il proprio centro? O continuerà a concepirsi come lembo estremo di questo Occidente americano?

In definitiva la questione è tutta qui: L’Europa sarà tale nella misura in cui non sarà più Occidente, e non sarà più Europa nella misura in cui sarà Occidente.

Tratto da “Polaris – la rivista n.8 – GLOBAL OCTOPUS OPPURE NO?” – acquista qui la tua copia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Language