Politica internazionale

Europa, ovvero l’arma degli europei per legittimare la propria centralità

Possibile mai che nel 2023 ancora ad adoperare concetti d’archeologia antitetici alla tanto bramata Europa? Pare di sì, ma il nemico è allo specchio.

Europa di qua, Europa di là. Unioneuropeisti vs popolareuropei. Insomma, chi più ne ha, più ne metta. Eppure la confusione continua ad albergare nelle menti degli occidentali, a partire proprio da chi sia tale: come qualificare gli statunitensi? Sono, gli USA, l’impero del Sol Calante? Davvero il sistema imperiale è così complesso da comprendere? Data la calura estiva, procediamo per gradi.

Il filosofare politico contemporaneo è incentrato sulla confusione – voluta? – di libertà e sovranità tale da far percepire lo Stato autonomo come capace di condizionare il mondo attraverso la mera autarchia. Nulla di più bislacco.

La concezione di uno Stato idoneo a tutelare i diritti di proprietà in cambio delle entrate fiscali tramite l’esercizio del monopolio legale e legittimo non è antichissima. Punto clou fu il Trattato di Vestfalia – 1648, pone la parola “fine” alla Guerra dei Trent’anni e impone la supremazia occidentale (cattolica?) sull’islamismo -, necessario per i successivi trattati di Utrecht, Vienna e Versailles.

Lo so, qualcuno starà già storcendo il naso: “E allora i regni romano-germanici e lo Stato-nazione?”. Specifichiamo, e magari chiariamo, sin da ora che esso era ed è il frutto di circostanze storiche in cui alla politica serve la collettività e alla collettività serve la politica. Checché se ne dica, concetti sinallagmatici.

Immaginiamo ad esempio di sviluppare una economia industriale in cui vi sia un forte surplus economico. Credete davvero che il PIL non debba tener conto delle relazioni con gli Stati stranieri? E ritenete finanche che la relazione non muti inderogabilmente la salute interna, come se lo Stato fosse chiuso ermeticamente? Ciance. Il PIL è la somma del consumo, dell’investimento, della spesa pubblica e della differenza tra importazioni ed esportazioni. Il tutto in chiave politica, ovverosia la micropolitica di un Giacinto Auriti va a farsi maledire per tutelare, al contrario, un interesse maggiore (diffuso?) che coincide con la nazione.

Giacinto Auriti, giurista e saggista italiano, celebre per la teoria del valore indotto della moneta.

Ma non scadiamo nel nazionalismo ché manco la Nazionale Azzurra funziona più granché; cadiamo, invece, nel considerare che dove c’è un copioso corso d’acqua, magari idoneo a far navigare due navi contemporaneamente andata e ritorno, si possono garantire costi di trasporto – merci, persone, capitali – più bassi, permettendo di veicolare meglio una certa spesa pubblica su settori tanto espansionistici quanto difensivi. Il tutto senza mai dimenticare il welfare state. E così, ogni sistema imperiale è dapprima ordinamento giuridico unitario, fondato su consuetudini, leggi scritte e leggi presunte. Insomma, è civiltà.

Ecco allora che la città-stato, tanto decantata nei più disparati ambienti politici, assurge a mero argomento di interrogazione di storia dell’arte per liceali allo sbaraglio, cessando di essere il riferimento retorico – esiste ancora la retorica? – di politicanti preparati alla preparazione del preparato politico. In soldoni, alla democrazia.

Per non belligerare – sempre dialetticamente, suvvia -sulle città-repubbliche, senza dubbio interessanti commercialmente ma altrettanto senza dubbio tediose a livello giuridico. Lo scopo, d’altronde, dovrebbe sempre essere garantire la stabilità della serenità dei popoli, con la dovuta accortezza di non citare il diritto alla felicità a suon di bombe in Medioriente.

Decostruire. De-costruire. De-co-(i)struire. Ancòra e ancòra; tagliando l’àncora e i ponti. L’architettura di un’Europa unita e diversificata richiama le parole di Derrida: “Ogni architettura è una trama di citazioni”. Così come le strutture di un edificio si basano su influenze storiche e culturali, così la nuova Europa si sviluppa su fondamenta costituzionali e tradizioni nazionali. E tanto non sto parlando di UE solo per non far storcere il naso a qualcheduno, anche se qualche pugno al setto per rafforzare le convinzioni resta un buon metodo educativo.

Gli europei hanno un’arma da poter usare contro chiunque gli propone blocchi freschi: l’Europa. Ma com’stato stupendamente titolato in un editoriale del nostro centro studi, Europa sotto assedio, ma nel paese dei ciechi anche il guercio è re.

E che Venere non ne abbia a male.

Nascita di Venere, 1485, Sandro Botticelli. Galleria degli Uffizi, Firenze

di Daniele Martignetti

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