Ago Magnetico

SCUDO CONTRO LE SCALATE STRANIERE: COSÌ LA COMMISSIONE VUOLE TUTELARE L’INDUSTRIA EUROPEA

Oggi nel mirino c’è la Cina, ma domani potrebbe essere uno strumento vincente, anche per arginare il dumping sociale tra gli stati dell’Unione.

di Salvatore Recupero

L’Europa ha deciso di dotarsi di un suo “scudo”. Ovviamente non ha nulla a che fare con la difesa aereospaziale. L’Ue è focalizzata sull’economia. Per questo il 5 maggio scorso è stato presentato un regolamento per affrontare le distorsioni causate dalle sovvenzioni estere nel mercato unico europeo (Proposed Regulation to address distortions caused by foreign subsidies in the Single Market European Commission).

In pratica, l’Ue vuole contrastare le scalate da parti di imprese straniere che ricevono aiuti da nazioni non europee. Ogni riferimento alla Cina pare sia casuale. La situazione, difatti, è più complessa. Per questo va analizzata nel dettaglio la proposta annunciata dal vicepresidente Ue, Margrethe Vestager.

Perché serve l’Euroscudo?

“La Commissione ha adottato una proposta di regolamento che mira a colmare il vuoto normativo nel mercato unico, a causa del quale, attualmente, le sovvenzioni concesse da governi di paesi terzi non vengono in larga misura controllate, mentre le sovvenzioni concesse dagli Stati membri sono soggette a un attento controllo”. Questo è quanto possiamo leggere sul sito della Commissione Europea (1). 

A Bruxelles si sono resi conto che mentre facevano le pulci alle imprese europee lasciavano campo libero a quelle con sede legale fuori dall’Ue. Quest’ultime poi, a volte, godono di finanziamenti (diretti o indiretti) da parte dei loro governi. In questo caso si parla di “sovvenzioni estere distorsive”: ossia un contributo finanziario da parte di un governo extra UE che conferisce a un’impresa attiva nell’UE un determinato vantaggio, che è “selettivo”, vale a dire limitato a una singola impresa, industria o categoria. In pratica, c’era un vuoto normativo che alimentava la concorrenza sleale. Ecco perché la Vestager ha annunciato il giro di vite. Vediamo cosa propone la liberal-democratica danese.

La proposta della Commissione

In sintesi, le aziende che ricevono oltre 50 milioni di euro di sovvenzioni estere, per rilevare attività in Ue (per oltre 500 milioni di euro) o partecipare a contratti d’appalto (da almeno 250 milioni di euro), dovranno notificare l’operazione a Bruxelles e ottenere la sua approvazione. A questo punto spetta all’Antitrust aprire un’indagine per valutare se “un contributo finanziario da parte di un governo extra UE costituisca una sovvenzione estera ai sensi del regolamento e se falsi il mercato unico”.

La Commissione, anche in presenza di finanziamenti distorsivi, valuta se gli effetti positivi si bilanciano con la distorsione. In caso contrario, la Commissione può imporre misure di riparazione o accettare impegni da parte delle imprese interessate che pongano rimedio alla distorsione. In attesa dell’esito del riesame, le acquisizioni non potranno essere completate e il contratto d’appalto non potrà essere aggiudicato all’offerente. Chi non rispetta tale obbligo potrà ricevere una multa fino al 10% del fatturato.

La Cina nel mirino, e gli Usa allentano i dazi

Qualcosa, però, non è stato detto. Infatti, anche se nessuno l’ha nominata, è chiaro che questa proposta mira (almeno nel breve periodo) a limitare l’influenza delle aziende finanziate da Pechino nel mercato Ue. A dirlo esplicitamente è Bloomberg (2). 

Il capitalismo di stato cinese funziona. Inutile nascondersi dietro un dito. La favola della libera concorrenza è smentita dai fatti. Sbagliamo però se pensiamo che gli Usa sono estranei a questo tipo di pratiche (3). La Casa Bianca, ad esempio, ha rafforzato la corsia preferenziale per le imprese nazionali negli appalti pubblici finanziati con fondi federali contenuta nel Buy American Act, (una legislazione protezionistica, risalente al 1933).

La mossa di Bruxelles sicuramente è piaciuta a Biden che sta cercando di stringere il legame (o meglio il cappio) con l’Ue. Il clima è favorevole anche sul fronte dei dazi. Valdis Dombrovskis ha bloccato l’amento automatico ai dazi sui prodotti made in Usa atteso per il primo giugno. Inoltre, in questi giorni c’è stato un comunicato in cui Dombrovskis, il rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti Katherine Tai e il segretario al Commercio degli Usa Gina M. Raimondo hanno annunciato l’inizio delle discussioni per trovare soluzioni sul problema della sovracapacità globale di acciaio e alluminio (4).

L’intesa è stata chiaramente progettata come un’alleanza in chiave anti Cina. Usa e Ue “hanno convenuto che, poiché sono alleati e partner, condividono interessi di sicurezza nazionale simili a quelli delle economie democratiche e di mercato” e dunque possono collaborare e “responsabilizzare Paesi come la Cina, che sostengono politiche distorsive del commercio”. Si ripete, dunque, lo schema di Yalta. L’Europa fa da serva agli Usa? La risposta non così è semplice.

L’Europa “percepita” e gli errori di Bruxelles

Ovviamente il provvedimento contro le scalate extra Ue al momento è funzionale ad arginare la Cina. Ma non è detto che sia così anche per il futuro. Ciò che conta non è tanto ciò che ci viene detto (la difesa della libera concorrenza) ma ciò che possiamo leggere tra le righe. Pertanto, il fatto che la Commissione potrà (sempre che il Parlamento europeo dia il via libera) fermare le scalate delle aziende extra Ue è una buona notizia.

Rimangono, però, notevoli asimmetrie all’interno dell’Unione Europea. Ad esempio sul tema del lavoro. L’Ue viene accusata (spesso a ragione) di non arginare il dumping sociale tra gli stati. Pertanto, se un’azienda delocalizza in Polonia (per pagare meno i dipendenti) genera diffidenza diffusa non solo verso Bruxelles, ma anche nei confronti del concetto stesso di Europa.

Tutto ciò può sembrare paradossale ma, in realtà, non è così. La percezione è fondamentale.

A spiegarcelo è Jean Thiriart nel suo libro L’Europa: un impero di 400 milioni di uomini. Secondo Thiriart: “Le masse non desiderano l’unificazione dell’Europa come puro fatto politico, come fatto storico. Esse la accettano nella misura in cui ne deriveranno la diminuzione del prezzo delle automobili o l’aumento del potere d’acquisto”. Il lavoratore che perde il posto per colpa del trasferimento della sua azienda non vede l’Europa come un sogno ma come un incubo. Combattere il dumping, dunque, è importante non solo per motivi di “equità sociale” ma anche per favorire una maggiore integrazione europea.

1. “Proposed Regulation to address distortions caused by foreign subsidies in the Single Market” European Commission website 05 Maggio 2021 https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/european-industrial-strategy/proposed-regulation-address-distortions-caused-foreign-subsidies-single-market_en

2. Vestager Backs ‘Intrusive’ Rules as EU Targets Chinese Firms. Di Aoife White, Bloomberg news 04 Maggio 2021 https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-05-04/vestager-backs-intrusive-rules-as-eu-targets-chinese-firms

3. Anche tu, Biden! Stretta protezionista americana sugli appalti pubblici. Di Andrea Festa Econopoly.ilsole24ore.com 29 Aprile 2021 https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/04/29/stretta-biden-appalti-pubblici/?uuid=96_HScKndZ7

4. Dazi acciaio, tregua Ue-Usa: Bruxelles rinuncia ad aumentare le tariffe. Di Francesca Basso Il Corriere della Sera 17 maggio 2021 https://www.corriere.it/economia/aziende/21_maggio_17/dazi-acciaio-tregua-ue-usa-bruxelles-rinuncia-ad-aumentare-tariffe-4f42fda0-b703-11eb-ba17-f6e1f3fff06b.shtml

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Language