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UN FUTURO DA RIVOLUZIONE CONSERVATRICE – Le manipolazioni via Greta: negare o cambiare atteggiamento?

La vicenda Thunberg è paradigmatica perché ci pone di fronte alla brutalità della realtà, ovvero che il sistema oligopolitico mondiale è ancora in grado di compiere vere e proprie opere di stregoneria politica, trasformando una persona sconosciuta, e probabilmente anche afflitta da patologie mentali (come più volte dichiarato dalla sua stessa famiglia), in un fenomeno mediatico mondiale in grado di surclassare tutti i dibattiti politici, e di rivoltare come calzini geometrie ed assetti elettorali consolidati da decenni.

di Marco Malaguti Direttore responsabile della rivista online ProgettoPrometeo

Mai come oggi possiamo ben dirlo: il clima è cambiato. E mai come oggi il senso metaforico dell’espressione sembra intrecciarsi con quello letterale, essendo la climatologia ormai totalmente fusa con il mestiere della politica. Inutile sorprendersi, inutile rimanere sbigottiti di fronte ai grandi poteri globali che dimostrano “di farsi dettare l’agenda” da una ragazzina svedese chiamata Greta, inutile pensare che “all’improvviso siano impazziti tutti”; tutto ciò che ci accade attorno è anzi la prova che i poteri neo-liberali mondiali non soltanto non sono impazziti, ma non sono mai stati così in forma e così performanti.

Cosa impariamo dalla vicenda di Greta Thunberg, che senz’altro non ha bisogno di presentazioni? Innanzitutto, un fatto: il sistema dell’oligopolio mondiale della cultura e dell’informazione è ancora estremamente potente, e la famosa “rivoluzione culturale sovranista” di cui qualcuno parla in Italia ed in Europa non è in corso, ma sembra piuttosto abbozzare soltanto i primi passi. Una ragazzina svedese, che nessuno conosceva, è stata presa di peso e messa al centro di una instancabile e martellante campagna mediatica a reti unificate. La “piccola”, che in realtà non è una bambina ma è ormai alle soglie della maggiore età, si è vista garantire spazi di prim’ordine in ogni telegiornale, giornale, programma d’approfondimento, arrivando addirittura al mondo dell’editoria, dei fumetti, delle scuole. Di Greta, e dei problemi posti sul tavolo da Greta, si parla nelle aule scolastiche come in quelle parlamentari, in metropolitana ed in autobus, e se ne parlava da un ombrellone all’altro durante la scorsa estate. Improvvisamente tutti sono preoccupati del clima: dalle torme di liceali e studenti in sciopero nei cosiddetti “Fridays for Future” (movimento di massa di scioperi scolastici lanciato proprio da Greta Thunberg) ai loro genitori, preoccupati per il mondo che lasceranno ai loro eredi.
Di Greta si parla durante le elezioni: l’agenda Greta si è rivelata un vero e proprio asso nella manica per alcune forze politiche, ovvero i Verdi.

Grazie al decollo del fenomeno mediatico della ragazzina scandinava le forze ascrivibili alla galassia ecologista hanno conquistato percentuali di votanti fino a qualche anno fa ritenute impensabili: veri e propri exploit elettorali delle forze verdi sono stati registrati in Germania, Austria, Svizzera, Finlandia e persino Gran Bretagna. Nel paese di Angela Merkel, in particolare, i Verdi sembrano avviati a diventare la prima forza politica tedesca in capo a pochi anni: un percorso che avrà come condizione di base (ed al contempo come conseguenza) il totale svuotamento del più importante partito socialista d’Europa, ovvero la SPD.

Negare?

Tutto questo ha fatto Greta Thunberg, e non sposterà nulla la questione se essa sia o non sia una creatura mediatica montata ad arte dalla famiglia oppure una genuina ragazza preoccupata del futuro del suo pianeta. La vicenda Thunberg è paradigmatica perché ci pone di fronte alla brutalità della realtà, ovvero che il sistema oligopolitico mondiale è ancora in grado di compiere vere e proprie opere di stregoneria politica, trasformando una persona sconosciuta, e probabilmente anche afflitta da patologie mentali (come più volte dichiarato dalla sua stessa famiglia), in un fenomeno mediatico mondiale in grado di surclassare tutti i dibattiti politici, e di rivoltare come calzini geometrie ed assetti elettorali consolidati da decenni.

Quello che un tempo veniva semplicisticamente definito come “sistema”, in buona sostanza, è ancora ben lontano dall’essere un fenomeno in via di dismissione. La reazione dei partiti politici afferenti alla galassia del sovranismo e del populismo, in Europa, è stata diversa a seconda dei contesti nazionali, ma si può riassumere principalmente in due modi di reagire al fenomeno “climatico”: la prima, di matrice americana, è quella della sistematica negazione. Secondo i “negazionisti” non esiste alcun problema climatico, ed il cambiamento climatico, o almeno la natura umana di esso, sarebbe una vera e propria “bufala”, costruita a tavolino dai media con lo scopo di distrarre le masse dai veri problemi. È l’approccio, questo, tipico negli ambienti contro-culturali dei paesi anglo-sassoni e scandinavi, nonché dei leader populisti del Nuovo Mondo (Donald Trump e Jair Messias Bolsonaro in particolare). 

Minimizzare?

Il secondo approccio è quello che prevede una certa preoccupazione da parte dei leader populisti (a volte persino una certa ignoranza, apertamente ammessa) che però viene posta immediatamente in secondo piano di fronte a problemi che sarebbero più importanti.
Illuminante è stato in questo senso un intervento di Santiago Abascal, leader del partito populista e nazionalista spagnolo VOX, il quale durante un comizio a Madrid ha affermato, di fronte ad una platea di migliaia di persone entusiaste, di non sapere assolutamente se sia in corso una “emergenza climatica”, ma di essere assolutamente sicuro che in Spagna sia in corso un’emergenza sociale, virando immediatamente la prua della sua retorica -peraltro ottima- verso temi quali le pensioni, i disoccupati e le tasse.

Comunque errato

Entrambi gli approcci sono, a giudizio chi scrive, radicalmente sbagliati e totalmente controproducenti verso chi si decide a metterli in pratica. Il primo approccio, quello “anglo-sassone” ovvero negazionista, risulta particolarmente vulnerabile per una serie di ragioni molteplici. Se si afferma infatti che il riscaldamento globale è una vera e propria bufala architettata a danno dei popoli, si riconosce implicitamente la quasi onnipotenza del sistema mediatico, perfettamente in grado di far credere ai popoli che faccia caldo mentre in realtà farebbe freddo. Se si prende per valido tale assioma, risulta poi difficoltoso affidare a quegli stessi media la propria controffensiva politica. Se infatti riconosciamo a questi media, accanto una potenza ineguagliabile anche un’insopprimibile faziosità, come sarà possibile che essi diffondano in maniera neutrale le tesi “negazioniste” destinate a scoperchiare la fallacia del loro lavoro? Si tratta di un errore di ingenuità politica gravissimo, che oltre a non ottenere risultati positivi, ne ottiene per converso di disastrosi, ponendo sotto i riflettori del ludibrio coloro che lo compiono, facendoli apparire come voci solitarie di persone insane di mente che non riescono a vedere un problema che invece tutti, all’infuori di esse, vedono.

Il secondo approccio, che potremmo chiamare “approccio di sufficienza” o “approccio Abascal”, presenta a sua volta un’ulteriore falla che concede alle retoriche globaliste notevoli salienti ideologici e retorici per fare a pezzi le retoriche populiste. Affermare di non sapere se sia in atto un’emergenza climatica in un mondo che non parla d’altro, getta su di noi la non invidiabile nomea di persona disonesta, quando non piuttosto quella, ancora peggiore per un politico, di persona che non si informa e che non è a conoscenza di fatti che anche l’uomo della strada conosce. Al netto di queste considerazioni, sostenere che occorra prima di tutto occuparsi dell’emergenza sociale piuttosto che di quella climatica è semplicemente suicida, poiché l’emergenza climatica è stata genialmente scelta proprio per la sua natura aprioristica: a cosa ci servirà il welfare o qualsiasi altro importante servizio pubblico una volta che il pianeta terra sarà diventato una landa invivibile nella quale si potrà soltanto morire di fame e di sete? Che importanza avranno la questione delle migrazioni o della composizione etnica dell’Europa una volta che l’umanità si sarà estinta?

Si tratta di un argomento di una lucidità brutale, che appunto scavalca qualsiasi argomentazione i populisti, o almeno questi populisti, siano in grado di porre a propria difesa contro i Verdi ed in generale le sinistra umaniste, liberali, trotzkiste ecc. L’argomento è talmente facile da comprendere che persino le masse di analfabeti di ritorno riescono a comprendere, e senza dubbio dimostra come l’accusa di approfittare di quei famosi “analfabeti funzionali” si adatti molto meglio a queste forze politiche che non a quelle populiste o nazionaliste. Spiegare le dinamiche dell’immigrazione o dell’islamizzazione alle masse non sempre è facile, poiché ciò si innesta ad una moltitudine di piani (geopolitici, economici, ambientali, sociali, storici, culturali etc.) mentre affermare, come la Thunberg che “la nostra casa sta bruciando!” è un messaggio immediatamente comprensibile ovunque, dall’attico a Manhattan all’ultima stamberga di Mumbai.

Rivoluzione Conservatrice

Quale dovrebbe essere dunque un approccio autenticamente populista in senso rivoluzionario? Se si parla di rivoluzione culturale è chiaro che, e lo suggerisce anche la logica, non è possibile rimanere attori passivi, non è possibile “reagire” ai problemi gettati sul tavolo dagli altri. Questo significherebbe collocarsi precisamente nel campo della Reazione. Occorrerebbe, piuttosto, aggredire il problema alla sua radice: non smentendolo, poiché abbiamo visto che ai mezzi attuali risulta impossibile, quanto piuttosto evidenziandone da un lato gli aspetti che confermano le tesi già sostenute dai populisti, mentre dall’altro lato si potrebbe tranquillamente accettare il problema per cominciare a contendere, in maniera competente e professionale, il “problema verde” alle forze politiche che di questo colore si sono fatte alfieri. Un esempio di utilizzo del movente ambientale a supporto di una politica autenticamente sovranista (anche e soprattutto in senso continentale e di Grande Spazio) potrebbe essere il rifiuto dell’immigrazione motivato anche da calcoli demografici: far nuovamente esplodere la popolazione di quello che è l’unico angolo di mondo che al momento sta sgravando l’atmosfera di emissioni non sembra esattamente un sistema intelligente di proteggere l’ambiente, e questa ad esempio è una prima grandissima contraddizione insoluta delle forze ambientaliste.

Un altro argomento potrebbe essere quello della cementificazione, che in Europa farebbe necessariamente rima con disboscamenti e colonizzazione di territori fertili, spazi naturali ed inquinamento dei mari: le masse africane in procinto di partire per l’Europa difficilmente accetterebbero di vivere senza un tetto sulla testa e senza i comfort ai quali sono da quasi un secolo abituati gli europei, altrimenti perché intraprendere il viaggio? Ma l’ulteriore sviluppo in chiave urbana dell’intera Europa e del Nordamerica sarebbe difficilmente giustificabile per chi applaude una ragazzina che rifiuta addirittura di prendere gli aerei per motivi di emissioni di CO2. Il tutto senza contare che la destra europea possiede una lunga tradizione agraria e di valutazione in chiave positiva di tutte le tematiche ambientali: il valore del paesaggio come fabbro di popoli, dell’estetica nazionale così profondamente intrecciata al clima ed al vento, sono tutte tematiche care ai vecchi autori ottocenteschi, in particolare tedeschi, che forgiarono poi quel clima culturale denominato Rivoluzione Conservatrice.

Tutto questo appartiene molto di più ai genuini patrioti che non agli eredi del meccanicismo dialettico di Marx, dove tutto ciò non trovava altro posto se non in chiave di dileggio verso un mondo avito ormai in via di sparizione nel gorgo della tecnologia e del capitalismo industriale. I populisti se ne ricorderanno? La responsabilità di questa memoria ricade anche sulle nostre spalle.

Tratto da “Polaris – la rivista n.23 – PER UN AMBIENTALISMO FUTURISTA” – acquista qui la tua copia

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