Israele, la sua guerra esistenziale a seguito dello stop degli Accordi di Abramo. Ecco gli aggiornamenti
Israele affronta un cruciale momento geopolitico con l’Europa coinvolta nelle crescenti tensioni, richiamando l’attenzione sulle sfide esistenziali, dalla connessione Iran-Hamas alla delusione verso la Turchia, sottolineando la necessità di un forte sostegno politico internazionale.
Riportare la sicurezza a casa. L’atmosfera densa a Gerusalemme, in questo insolito giorno di dicembre dal clima estivo, riflette la gravità della situazione. Una guerra esistenziale, proclamano, delineando una nuova fase dopo gli eventi del 7 settembre.
Gli Accordi di Abramo (clicca qui per leggere l’editoriale), che promettevano cambiamenti epocali nel Medio Oriente, sono stati bruscamente interrotti dall’attacco di Hamas. Tuttavia, Israele è decisa a riprendere i negoziati con l’Arabia Saudita, nonostante le sfide in corso.
Il Grande Satana iraniano
Micki Biton, con fermezza, dichiara: “Eramo pronti a firmare… e lo faremo.” L’Iran, definito il piccolo Satana, emerge come una minaccia costante. La connessione con Hamas è chiara, ma a Gerusalemme si chiedono: “Perché ci odiano così?”
Problema turco
Israele allerta l’Europa sulla crescente influenza dell’islam. L’ansia che la battaglia si estenda oltre i confini è palpabile. Tuttavia, i dettagli su questa crescente preoccupazione rimangono off the record per Daniel Meron, un diplomatico cauto.
La delusione verso la Turchia è evidente, una ferita aperta. Shelly Tal Meron solleva una domanda intrigante: “Perché solo Israele viene chiamato a giustificare le morti civili durante la guerra?”
Minacce oltre Gaza
Biton sottolinea la singolarità di questo conflitto, combattuto contro un esercito del terrore ben equipaggiato. Le prove raccolte nelle auto dei terroristi il 7 ottobre rivelano un intento pericoloso.
Hezbollah e l’Unifil emergono come minacce significative. L’Unifil, criticato aspramente, solleva preoccupazioni su armamenti in spazi vietati.
Sostegno internazionale
Israele cerca un supporto politico più forte dalla comunità internazionale. “Non abbiamo bisogno di voi per combattere, ma del vostro pieno appoggio politico”, affermano chiaramente. La data del 7 ottobre ha segnato un punto cruciale, e la percezione che la fine di questa guerra sia ancora lontana è evidente a Gerusalemme.
redazione