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CAVI SOTTOMARINI: LA SFIDA USA CINA SI GIOCA SOTTO GLI OCEANI

Il controllo delle infrastrutture sottomarine costituisce ormai tra gli Stati uno strumento formidabile di influenza geoeconomica.

Ma si tratta soprattutto di una partita tra Usa e Cina, mentre l’Europa rimane inerte.

di Salvatore Recupero

Quando parliamo di Internet ci immaginiamo qualcosa di immateriale, quasi di etereo. In realtà la trasmissione dei dati deve la sua esistenza e la sua efficacia a infrastrutture materiali. Ad esempio, il 99% dei dati che consumiamo viaggia attraverso cavi sottomarini. Da queste arterie passa il bene oggi più prezioso: i dati. È logico che attorno a queste infrastrutture si combatta una guerra tra le grandi potenze. 

Prima di entrare nel dettaglio di questi conflitti cerchiamo di capire meglio il funzionamento di queste reti.

Cavi sottomarini e il web

Secondo le stime più attendibili la rete sottomarina di cavi in fibra ottica ha una lunghezza totale di 900.000 km e cioè quasi due volte e mezzo la distanza tra la terra e la luna. Una rete congiunta di informazioni, sensori e dati che producono all’incirca oltre dodici trilioni di dollari di transazioni. In realtà le comunicazioni passano attraverso i fondali da molto tempo. Già nel 1858 due navi da guerra a vapore nell’Oceano Atlantico collegarono le due estremità di 4.000 km di cavi (larghi 1,5 cm), unendo Europa e Nord America, per consentire l’uso del telegrafo.

Sotto i mari si gioca una partita a risiko tra le varie potenze sia per prevenire minacce esterne che per espandere la rete d’influenza. Dai cavi sottomarini dipendono non solo le comunicazioni, ma anche i flussi finanziari e l’accesso ai dati stoccati nel cloud, quindi il loro controllo costituisce ormai tra gli Stati uno strumento formidabile di influenza geoeconomica. 

Due Stati dominano la cronaca, Cina e Stati Uniti, e vogliono entrambi due cose: mettere in sicurezza il proprio mercato economico interno ed accrescere il proprio potere economico internazionale. Vediamo come.

Come gli Usa difendono la propria egemonia

Nessuno ad oggi può discutere il ruolo egemone dell’Impero a Stelle Strisce. Dallo spazio ai mari ogni contendente si può solo limitare a contenere lo strapotere di Washington. 

Tornado ai cavi, il 2013 è stato una sorta di spartiacque. Otto anni fa veniva allo scoperto lo spionaggio ad opera della National security agency a livello globale. Non che prima non si sapesse, ma quando la cosa diventò di pubblico dominio molte nazioni, Cina in primis, presero le loro precauzioni. 

La Casa Bianca da quel momento si mosse diversamente mandando all’avanscoperta i Big Tech come delle novelle Compagnie delle Indie (1). Il pretesto fu di natura logistica: gli operatori e i costruttori di cavi da soli non potevano più soddisfare le crescenti esigenze di connessione di tutto il mondo. Per questo subentrarono i Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), che oggi rappresentano oltre il 50% degli investimenti nella realizzazione di nuovi cavi (alcuni dei quali totalmente loro). Facciamo due esempi per capire quanto abbiamo appena detto. Lo scorso agostoGoogle e Facebook (2) hanno presentato il piano per la realizzazione di un nuovo cavo sottomarino di Internet che collegherà Guam, Giappone, Filippine, Taiwan, Indonesia e Singapore. Il nome del progetto è Apricot (“Albicocca”): sarà lungo circa 12mila chilometri ed entrerà in funzione nel 2024.

Ma non basta. Facebook e un gruppo di società di telecomunicazioni hanno annunciato l’espansione del progetto per un cavo sottomarino di Internet in Africa, che collegherà altri quattro paesi oltre a quelli previsti: le Seychelles, le Comore, l’Angola e la Nigeria sud-orientale, dove verrà realizzato un punto di approdo. Solo recentemente il consorzio aveva annunciato l’inclusione nel progetto delle isole Canarie. Il progetto, che si chiama 2Africa, sarà il più grande cavo sottomarino al mondo (3).

Tutti progetti che contribuiranno a far “tornare negli Usa” l’80% dei flussi Internet. Questo riguarda tutti i nostri “usi”: voce, dati, visualizzazione di video, visualizzazione di dati tramite applicazioni sviluppate da Gafam, archiviazione di dati personali o aziendali, transazioni finanziarie (4). 

La Cina sfida il monopolio a stelle e strisce

I cinesi non stanno certo a guardare e costruiscono la loro “collana di perle” meglio nota come Belt and Road Initiative (Bri), o New Silk Road. Pechino non si accontenta di partecipare, vuole vincere la “nuova guerra tecnologica”. La Repubblica Popolare ha preso esempio dagli Usa: obiettivo principale della Bri è sviluppare infrastrutture di telecomunicazioni e cavi sottomarini di qualità. Il progetto verrà portato a termine grazie a Batx, quattro società cinesi (Baidu, Alibaba, Tencent e Xiaomi). Gafam contro Batx. Sembra un fumetto anni sessanta, ma la battaglia è tutt’altro che virtuale. 

Ricordiamo che Huawei Marine Networks Co., di proprietà del gigante delle telecomunicazioni cinese, ha piazzato un cavo di 6mila chilometri tra il Brasile e il Camerun. Inoltre sta iniziando a lavorare su un’altra rotta di 12mila chilometri che collega l’Europa, l’Asia e l’Africa (progetto questo denominato Peace, cioè Pakistan & East Africa Connecting Europe, determinante per la One Belt,One Road). Infine, sta completando i collegamenti tra il Golfo della California e il Messico. In totale, l’azienda sta lavorando su circa 90 progetti per costruire o aggiornare collegamenti in fibra ottica sul fondo marino. Ricordiamo che la Cina mira a diventare la prima potenza industriale e tecnologica entro il 2025 e intende perseguire questa finalità anche attraverso il dominio della tecnologia legata al 5G, la cui potenzialità è ovviamente anche connessa al controllo dei cavi sottomarini (5). Detto ciò, capiamo il motivo dell’avversione statunitense nei confronti di Huawei. Washington preme affinché anche gli europei chiudano le porte al gigante cinese. 

Ed infine torniamo a casa nostra, qual è la strategia dell’Europa sui cavi sottomarini?

L’Europa cerca invano di riscattarsi

L’Ue gioca la sua partita sulla difensiva. Tutto, infatti ruota attorno alla Direttiva NIS (Network and Information Security) (6) potenziata negli ultimi giorni. Infatti, la Commissione industria del Parlamento europeo ha approvato la proposta di aggiornamento della direttiva Nis. Nel testo è previsto che gli Stati membri dell’Unione europea assicurino “l’integrità e la disponibilità di queste reti pubbliche di comunicazione elettronica” e considerino “la loro protezione dal sabotaggio e dallo spionaggio di vitale interesse per la sicurezza. Le informazioni sugli incidenti, per esempio sui cavi di comunicazione sottomarini, dovrebbero essere condivise attivamente tra gli Stati membri”. Il relatore Bart Groothuis, europarlamentare olandese membro del gruppo Renew Europe spiega a Formiche.net(7): “Molti ministri della Difesa nella Nato e nell’Unione europea ed esperti hanno messo in guardia su sospette operazioni russe contro i cavi sottomarini in fibra ottica. Il timore è che possano mettersi in condizione di sabotarli. E proprio la Russia ha già fatto due test per disconnettersi da internet”, aggiunge con riferimento ai tentativi da parte del governo di Mosca di mettere alla prova la tecnologia per un “internet sovrano”. Insomma, tutto avviene in una logica atlantista con la solita accusa ai russi. 

Nessuno invece finora si è interrogato sul vero problema: siamo ricattabili anche perché ci poniamo come semplici utilizzatori di beni e servizi, progettati e prodotti altrove nel mondo. E lo vediamo in qualsiasi iniziativa parta da Bruxelles. Ad esempio, il Cloud europeo che vedrà la presenza delle big tech americane. Insomma non vogliamo grandi aziende europee che possano competere a livello globale, ma solo un efficiente antivirus per navigare liberamente. 

Internet si basa su una rete di comunicazione unica al mondo. Come le strade per l’Impero Romano. Se ambiamo ad una autonomia strategica non possiamo limitarci a “usare le reti altrui”. Non serve avere dei cavi efficienti se poi dobbiamo pagare un pedaggio così salato.

1.  Stati e big tech: chi comanda? Di Salvatore Recupero Polaris sito web 23 Febbraio 2021
https://www.centrostudipolaris.eu/2021/02/23/stati-e-big-tech-chi-comanda/ 

2. Google e Facebook svelano il nuovo piano per cavi dati sottomarini in Asia che collega Singapore, Giappone e altri. South China Morning Post 16 agosto 2021
https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/3145253/google-facebook-unveil-new-asia-undersea-data-cable-plan 

3. Africa: Facebook, le telecomunicazioni estenderanno il cavo sottomarino a quattro paesi. Reuters 16 agosto 2021
https://www.reuters.com/world/africa/facebook-telcos-extend-subsea-cable-four-countries-2021-08-16/

4. Europa, prima vittima nella guerra dei cavi sottomarini tra Usa e Cina. Di Giuseppe Gagliano Il Sussidiario.net 28 Settembre 2021
https://www.ilsussidiario.net/news/scenari-europa-prima-vittima-nella-guerra-dei-cavi-sottomarini-tra-usa-e-cina/2221787/

5. Usa vs Cina/ Ecco la guerra tecnologica che Trump e Xi combattono sotto il mare. Di Giuseppe Gagliano Il Sussidiario.net 14 Luglio 2021
https://www.ilsussidiario.net/news/usa-vs-cina-ecco-la-guerra-tecnologica-che-trump-e-xi-combattono-sotto-il-mare/1902052/

6. Digital Day 2021: Europe to reinforce internet connectivity with global partners. European Commission
https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/news/digital-day-2021-europe-reinforce-internet-connectivity-global-partners

7. Rischi sabotaggio e spionaggio. Scudo Ue sui cavi sottomarini. Di Gabriele Carrer Formiche.net 05 Novembre 2021
https://formiche.net/2021/11/cavi-sottomarini-direttiva-nis-2/

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