Editoriale

Attentato Mosca: Cremlino tra guerre intestine e Accordi di Abramo

La corretta interpretazione degli eventi è ben lungi dall’esser compresa. La stampa occidentale non dà adito alle certe parole accusatrici di Putin, sempre più convinto della matrice ucraina. In guerra tutto è concesso ma occhio alle mire espansionistiche moscovite.

Una guerra ne nasconde un’altra, anzi molte altre.

Così come l’ultimo conflitto mondiale sul fronte del Pacifico non si limitava all’impegno angloamericano contro il Giappone ma fu teatro di un contrasto intestino tra inglesi e americani, qualcosa di analogo accade nei conflitti di oggi, che si tratti di Siria, Gaza o Ucraìna.

Al coperto della propaganda binaria ci sono più intese tra avversari e più conflitti tra alleati dietro le quinte di quanto ci siano comportamenti corrispondenti alle tesi ufficiali. L’attentato a Mosca è stato rivendicato dall’Isis Khorassan che è uno “stato islamico” di confessione sunnita che agisce soprattutto contro l’Iran.

Rammentiamo che in gennaio ci fu la strage di Kerman, in Iran, che Teheran attribuì al Pachistan e ne seguì uno scambio di missili tra i due paesi. I due eventi probabilmente si collegano.

La rivendicazione dell’Isis sembra definire che l’attentato sia stato compiuto per colpire la Russia per il suo sostegno all’Iran e per la sua duplicità politica nei confronti dei palestinesi.

139 le vittime accertate dalle autorità russe. Nonostante le ferme parole di Vladmir Putin, solo il 5% degli intervistati crede alla amtrice ucraina, scagionando di fatto Kiev da ogni responsabilità (fonte: Nosto Sondaggi)

Anche l’etnia tagica dei miliziani sembra confermare la matrice, dato che l’Isis Khorassan recluta effettivamente mercenari e in gran parte tagichi.

Se consideriamo che la Russia ha una notevole proporzione di popolazione musulmana (14%) e che, sia come numeri (3 milioni e mezzo) che come percentuali (28%), Mosca è la principale città musulmana al mondo al di fuori di uno stato islamico, ci rendiamo meglio conto di come si sia potuto creare lo scenario della strage del 22 marzo.

La guerra in Ucraìna non dovrebbe entrarci. La dichiarazione russa sull’addestramento dei tagichi in realtà è una forzatura, perché la guerra d’Ucraìna, come a suo tempo la guerra di Spagna, è anche un campo di battaglia dove vengono riprese diverse guerre civili; nella fatispecie eurasiatiche. Ci sono tagichi e ceceni che hanno colto l’occasione per sgozzarsi tra di loro.

Sembra invece incontrovertibile che l’attentato sia da leggere in chiave mediorientale. Per le ragioni addotte dal comunicato ma anche perché gli Accordi di Abramo e, al tempo stesso, l’azione di riconciliazione tra Iran e Arabia Saudita promossa da Pechino, hanno scatenato un putiferio.

In questo putiferio spicca il tentativo di Netanyahu di liquidare il potenziale stato palestinese al più presto, ma anche quello, da parte di molti, di tirare l’Iran nel conflitto per i capelli.

Se è vero quello che sostiene l’Fsb (il servizio di sicurezza), poco prima dell’assalto al Crocus, i servizi russi avrebbero annientato un commando che intendeva commettere una strage in Sinagoga.
Il rapporto strettissimo tra Russia e Israele (la Russia è la prima fornitrice di petrolio dello Stato ebraico che ha rifiutato di armare Kiev e di partecipare alle sanzioni) può fornire un’ulteriore spiegazione dell’atto terroristico che non avrebbe come solo obiettivo quello di provocare l’Iran.

In quanto alle mancanze clamorose da parte degli apparati russi, benché informati dagli stessi americani del rischio incombente, è difficile definire quanto ci sia d’incompetenza e quanto di complice laisser-faire. Perché in Russia le guerre intestine divampano. In due anni sono stati eliminati almeno venti tra oligarchi, generali e giornalisti. La linea politica è contesa da almeno tre correnti di pensiero (europea, asiatica e prammatica) che corrispondono ad altrettanti think tank prossimi al Cremlino. Gli effetti che derivano da un orientamento piuttosto che da un altro modificano il quadro dei proventi finanziari quello e del potere di singole parti degli apparati perché attraggono o respingono in alcune direttrici i traffici di droga, di armi, di uomini, di petrolio, di gas.

Sono in ballo miliardi e posizioni di potere. Si pensi a cosa è accaduto con Prigozhin e la Wagner, per farsene un’idea.
La strage del 22 marzo non è stata concepita per le guerre intestine ma verrà afferrata anche nelle lotte senza quartiere che avvengono lontano dai riflettori.

Gabriele Adinolfi

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