Politica internazionale

Milei fermato dal Peronismo nel primo turno delle elezioni argentine. Sfida rinviata al 19 novembre

Le recenti elezioni PASO in Argentina hanno portato risultati sorprendenti che hanno messo in luce il candidato anarcocapitalista, Javier Milei. Milei aveva condotto una campagna basata sull’aperto neo-liberalismo e sulla riduzione della sovranità argentina. Tra i punti salienti del suo programma c’erano la dollarizzazione della valuta argentina, la chiusura della Banca Centrale e la revisione degli aiuti sociali.

Le previsioni post-PASO avevano suscitato la possibilità che Milei potesse essere eletto al primo turno delle elezioni presidenziali, a condizione che ottenesse un vantaggio di oltre 10 punti percentuali rispetto al secondo candidato. Tuttavia, le rilevazioni delle ultime due settimane avevano dissipato quasi del tutto questa possibilità e avevano indicato che il candidato peronista, Massa, avrebbe partecipato anche al secondo turno.

La sorpresa più grande è arrivata quando i risultati delle elezioni di domenica scorsa hanno non solo confermato la presenza di Massa al secondo turno, ma hanno anche rivelato che il candidato peronista ha vinto il primo turno con il 36,7% dei voti, superando Milei che si è fermato al 30%. In altre parole, Massa è stato a soli 3,5 punti percentuali dall’essere eletto presidente al primo turno.

Questi risultati sottolineano due fattori chiave. Primo, il peronismo ha dimostrato di avere una struttura politica solida in tutto il paese con una notevole capacità di mobilitazione. Secondo, il discorso provocatorio di Milei ha raggiunto un limite del 30%, che è ben al di sotto di quanto necessario per vincere le elezioni.

Ora, in vista del secondo turno, Massa ha ottenuto il 36,58% dei voti, cui si somma il 6,8% di Schiaretti, un peronista indipendente di destra profondamente anti-kirchnerista. Milei, d’altro canto, si è fermato al 30,04% e ha bisogno di conquistare tutti i voti della grande perdente della serata elettorale, Patricia Bullrich, la candidata di “Juntos por el Cambio” (JxC), una coalizione di centro-destra che si distingue dagli eccessi neo-liberali di Milei. I suoi 23,8% di voti rappresentano una componente cruciale.

Rispettate le previsioni. Eccone una del 12 ottobre secondo Atlas Intel, che dava Massa sovrastante rispetto al massmediatico Milei

Per Milei, la vittoria nel secondo turno richiederà il sostegno completo di JxC. Questo implicherà una modifica del suo discorso, l’abbandono della figura del “voto di protesta” e la capacità di presentare un programma di governo credibile. Dovrà necessariamente ridurre gli aspetti più estremi del suo neo-liberalismo e adottare i punti più pragmatici del programma di Bullrich. Alcuni passi in questa direzione sono già stati fatti per integrarla nel suo futuro governo.

Adesso, la sfida per Milei è dimostrare se è un vero leader politico o un semplice personaggio mediatico. Se continuerà a promettere la chiusura della Banca Centrale, la cancellazione degli aiuti sociali e il taglio dei rapporti con paesi come Cina, Brasile e Spagna, etichettati come “socialisti e comunisti”, rischierebbe di allontanare gli elettori di Bullrich, per i quali non è naturale votare Massa.

L’intervista tv del candidato Milei che inquieta l’Argentina Il candidato ultraliberista, di estrema destra, sfida il peronista progressista Sergio Massa. Le reazioni durante il colloquio con il giornalista fa sorgere una serie di domande e il dubbio sulla sua lucidità.

Tuttavia, Patricia Bullrich, con il sostegno dell’ex presidente Macri, rappresenta solo una parte di JxC. Si preannuncia che il settore più centrista di questa coalizione, guidato dal sindaco di Buenos Aires, Larreta, potrebbe appoggiare Massa nel secondo turno. Massa può anche attirare un numero crescente di elettori provenienti da fasce sociali meno abbienti, preoccupati dal discorso di Milei, e anche i tradizionali sostenitori del peronismo, molti dei quali avevano smesso di votare il Partito Justicialista a causa della gestione critica dei governi di Cristina Kirchner e Alberto Fernández.

Le elezioni argentine si stanno evolvendo in una sfida politica avvincente, con molte variabili in gioco per entrambi i candidati nei prossimi turni.

di Enrique Ravello Barber

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