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EDITORIALE POLARIS n.23 – Per un ambientalismo futurista

“L’uomo è cacciatore e titano, da cui talvolta emerge l’eroe.”

È tornata di moda l’ecologia.

La prima volta che s’impose nel dopoguerra fu quando servì alle compagnie petrolifere per far saltare il nostro programma nucleare. Ora si ripresenta prepotentemente. Con due finalità: dotare di mezzi i colossi automobilistici per la ristrutturazione verso l’elettrica e l’ibrida; esprimere un comun denominatore condiviso per la globalizzazione, ora che i più se ne dimostrano delusi e perfino avversi.

Così come viene immaginato e vissuto, l’ambiente, è cosa abbastanza triste. Nell’ottica materialista e capitalista esso è quello che ci circonda, dove dobbiamo cercare di vivere bene le nostre vite da animali domestici. 

In realtà non si dovrebbe parlare di ambiente, ma di natura, in cui si sviluppa la cultura, in un respiro cosmico. Esiste tra gli uomini, le piante, i fiumi, gli animali, e perfino i sassi, una relazione reciproca; il fatto che ci sia divisione tra noi e il resto è una depravazione della decadenza.

Non esiste alcun’alternativa ecologica che si possa ideare e sostanziare con le sciocche e banali uscite alla Greta. Bisogna uscire dalla decadenza moderna e dalla nostra dissociazione dalla natura, dal sacro, dalla comunità, dalla morte, dall’eterno ritorno.

Non si confonda questo con il buon selvaggio alla Rousseau, un essere in fondo involuto ma adolescenziale per il quale la società maternalistica prova attrazione e voglia di protezione.

L’uomo è cacciatore e titano, da cui talvolta emerge l’eroe.

La relazione con l’energia, con la natura, e con le specie animali non è di un pietismo eunucoide.

La corrida è emblematica nel rappresentare quel che fummo e che dovremo tornare ad essere.

Incidere quindi sul cosiddetto ambiente, rispettandolo, ma imponendo nuove soluzioni energetiche e perfino economiche, si può e si deve. Non con una logica arcadica, né con l’utilitarismo piatto. Serve una nuova concezione: quella dell’ambientalismo futurista, per amare anche violando.

Non ci serve un me too dei broccoletti.

di Gabriele Adinolfi

Tratto da “Polaris – la rivista n.23 – PER UN AMBIENTALISMO FUTURISTA” – acquista qui la tua copia

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