Editoriali

EDITORIALE POLARIS n.22 – Popoli sovrani

Il populismo è il nuovo soggetto politico dei giorni nostri. In realtà si tratta di un ritorno di fiamma. In passato si era manifestato prepotentemente in Italia con l’Uomo Qualunque e in Francia con il poujadismo. Da una ventina di anni in qua, anticipato dal sorprendente Berlusconi, ma poi fattosi più sedizioso, si sta spargendo un po’ ovunque a causa del disagio diffuso in società che stanno subendo l’inverno demografico, la concorrenza economica e vitalistica del terzo mondo, la crisi dello stato sociale, la perdita della centralità politica e industriale, e che devono fare i conti con un’epoca satellitare, informatica, cibernetica, che annuncia progetti transumanistici.

I perdenti culturali ed economici della globalizzazione cercano disperatamente, quanto invano, di fare marcia indietro, di ritrovarsi nelle condizioni di qualche anno fa, fino a mitizzare condizioni che tutto erano meno che felici.

L’idea di base è dare voce al popolo e soppiantare le élites.

Per élites s’intendono, forse erroneamente, le classi dirigenti della borghesia post-sessantottina, che sono le narratrici della favoletta politica, non le nicchie dei decisori economici e politici. Le loro favolette buoniste e ottimiste naufragano senza possibilità di restare a galla e il populismo, invece, è sulla cresta dell’onda.

Di qui, però, a fare del populismo – o del sovranismo come si dice oggi – un fenomeno realmente politico e non soltanto il catalizzatore della psicologia sociale, ce ne corre.
Questo populismo – o sovranismo – dovrebbe trovare un serio comun denominatore, ma, soprattutto, assumere una consapevolezza che ancora non si vede. Consapevolezza dei tempi e degli scenari, al fine di esporre una strategia che non si limiti alla caccia al voto nell’immediato. Una consapevolezza della mutazione del potere, nella democrazia-spettacolo, o meglio avanspettacolo, che funge da diversivo di successo nell’era della post-democrazia.
Da come risolverà il rapporto con potere e pregiudizio democratico si capirà se il populismo sarà un incendio o un insieme di fuochi fatui.

Se segnerà una svolta o se fungerà, suo malgrado, da semplice transizione.

di Gabriele Adinolfi

Tratto da “Polaris – la rivista n.22 – POPOLI SOVRANI” – acquista qui la tua copia

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