Editoriali

EDITORIALE POLARIS n.6 – Flussi e riflessi

“Dobbiamo fare la distinzione tra due tendenze che si esprimono mediante termini apparentemente antinomici: da un lato la tendenza verso quella che abbiamo chiamato la solidificazione del mondo, dall’altro la tendenza verso la dissoluzione,tendenza di cui dobbiamo ancora precisare l’azione (…)” (1)

Così scriveva nel 1945 René Guénon, il quale sosteneva che la concezione materialistica dominante aveva comportato una percezione solidificata del mondo, non priva però di fenditure da cui sarebbero scaturite fuoriuscite subliminali.

Già allora Guénon affermava “è d’altronde possibile constatare che la seconda delle due tendenze comincia a diventare predominante, infatti innanzi tutto il materialismo vero e proprio (…) ha ormai perduto molto terreno, perlomeno nel campo delle teorie scientifiche e filosofiche tanto è vero che in tali teorie la stessa nozione di materia ha cominciato a scomparire e quasi a dissolversi. Inoltre, e di pari passo con questo cambiamento, l’illusione di sicurezza che regnava quando il materialismo aveva raggiunto la sua massima influenza si è in gran parte dissipata in grazia degli stessi avvenimenti e della crescente velocità con cui questi ultimi evolvono, al punto che l’impressione predominante è oggi, al contrario, quella di un’instabilità che si estende a tutti i campi”. (2)

Quasi sette decenni dopo, la tendenza individuata dallo studioso francese sembra essersi confermata.

Lo è dal punto di vista degli equilibri mondiali, allora solidamente racchiusi in un neonato bi-polarismo rigido, oggi invece oscillanti tra ipotesi di controllo generale ad opera di dis-locati organismi sovranazionali egemoni e abbozzi di pluripolarismi nascenti, costantemente in trasformazione.

Lo è dal punto di vista energetico dove si tende a passare dal petrolio ai più volatili vento e gas. 
Lo è dal punto di vista etnologico, caratterizzato da fiumane d’immigrazioni da e verso tutte le latitudini che sembrano destinate a volatilizzare, come direbbe il Guénon, i modelli socioculturali investiti.

Lo è dal punto di vista della pura e semplice fisicità. Si vive e si agisce nel non-luogo-ovunque d’internet, e sempre connessi col cellulare, mentre gli spazi fisici in compenso non solo si restringono, anche per via della crescente popolazione, ma non s’organizzano più, s’introiettano e si proiettano satellitarmente.

La tangibilità è sempre più fugace e ridotta, come lo è la durata degli oggetti dei ricordi.

I libri, le foto, le incisioni; decennio dopo decennio i progressi in materia rendono sia meno tangibili che più caduchi tutti gli oggetti che ci relazionano con l’esistenza comune e continuativa.

La fine dello stato sociale e l’avvento inesorabile del precariato sono infine sintomi emblematici di quest’era contrassegnata dal movimento frenetico di flussi che agiscono subito sotto la superficie, sia fisica che politica, quasi ignorati dall’auto-rappresentazione mediatica, in ritardo anche con se stessa.

Eppure ci troviamo di fronte a cambiamenti impressionanti, ardui da individuare e più ancora da gestire. Tutto cambia. In meglio o in peggio? “La derisoria sicurezza della vita ordinaria (che, venendo meno oggi in ogni campo, detta indignazione impotente ndr) che era l’inseparabile sequela del materialismo, è fortemente minacciata ed è certo che sarà possibile accorgersi sempre più chiaramente e sempre più diffusamente che essa era solo in’illusione; ma quale ne sarà il vantaggio reale, se si finirà soltanto per cadere immediatamente in un’altra illusione, peggiore della prima e più pericolosa sotto ogni aspetto?” (3)

Non pretendiamo di fornire qui noi la risposta; ci basta iniziare a registrare e a documentare questo via vai di flussi sottocutanei che iniziano a caratterizzare uno scenario inedito nel quale sarà bene entrare, se possibile, fuori da uno stato ipnotico.

Perché anche di questo è il caso di parlare: spesso di instabilità psichica e quasi sempre di assenza a se stessi mentre ci si ritrova in una dimensione onirica al limite tra il reale e il virtuale.

Sognare può essere stupendo, “essere sognati” lo è un po’ meno.

1. Réné Guénon, “Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi” 1945. ed.Adelphi, 1982 pag. 161

 2. Ibidem

 3. Ibidem pag. 166

di Gabriele Adinolfi

Tratto da “Polaris – la rivista n.6 – FLUSSI E RIFLESSI” – acquista qui la tua copia

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