Editoriale

Vance, il vicepresidente scelto con l’IA

Tra cryptovalute e nuovo dollaro, spunta James David Vance, ex oppositore di Trump, scelto proprio da questi per ricoprire la carica di suo delfino. E se non è oro tutto ciò che luccica, è altrettanto vero che la sua nomina splende di intelligenza artificiale, in ottica conservatrice

Forse è il caso d’interessarsi di quest’uomo, testé divenuto Vicepresidente degli Stati Uniti a quarant’anni appena compiuti.

Il 13 luglio scorso non si era ancora placato il rumore degli spari dell’attentato a Donald Trump durante un comizio elettorale nello “swift state” della Pennsylvania, quando James David Vance venne tempestivamente scelto come suo vice.

La scelta viene considerata particolarmente di destra in quanto questo senatore rampante dell’Ohio è definito erede del populista paleoconservatore Pat Buchanan e gode dei favori dei miliardari del Project 2025, stilato dalla Heritage Foundation che punta a rafforzare i poteri del Presidente, tramite selezione di funzionari affidata per legge all’Intelligenza Artificiale.

L’accento sull’Intelligenza Artificiale è significativo non solo perché rimanda ad Elon Reeve Musk ma perché proietta su di un’Amministrazione che viene definita conservatrice e antiglobalista, una luce ultra modernista, global e progressista.

D’altronde Vance ha avuto successo anche grazie all’investimento nella piattaforma online canadese Rumble.

È possibile però che il dato più significativo ci venga da qualche effetto immediato alla seconda elezione di Trump.

“Mentre egli avanzava vittorioso su tutti i sondaggi – ci spiega esquire,com – i Bitcoin stabilivano un nuovo record, superando la soglia dei 75.000 dollari con un salto del 9%, spinti da investitori consapevoli che la regolamentazione sarà più favorevole. Anche Ethereum è salito del 7% (a 2.598 dollari) e Dogecoin, la preferita di Elon Musk, ha registrato un incredibile aumento del 30% (con 21 centesimi per token). Trump aveva dichiarato infatti di voler fare degli Stati Uniti la capitale mondiale delle criptovalute, con un approccio decisamente meno restrittivo rispetto alla gestione di Biden e Harris”.

Tutto questo lo si deve all’accordo del 13 luglio? Trump nel passato era stato un grande oppositore delle criptovalute.

Vance, invece è stato un loro sostenitore al Senato fino a diffondere un progetto di legge che allenterebbe le normative della Sec (la Consob americana) sul mercato delle criptovalute.

Il mondo delle criptovalute si era immediatamente rallegrato quando Donald Trump annunciò James Vance come suo candidato alla corsa. Per la prima volta, un bitcoiner (Vance detiene tra 100.000 e 250.000 dollari in BTC secondo la sua più recente divulgazione finanziaria) ha ottenuto una possibilità di entrare alla Casa Bianca.

Vance era già stato finanziato direttamente da due milionari all’annuncio della campagna di rielezione al Senato nel 2028: Brian Armstrong e Fred Ehrsam, i cofondatori dell’exchange di criptovalute Coinbase, dove Vance ha detto di detenere i suoi bitcoin.
Lo scontro tra le due Amministrazioni americane può essere letto anche come quello tra finanza d’assalto e finanza regolamentata. I dem dovendo tenere in piedi una serie di strutture sono meno flessibili alla nuova scelta corsara.

Una scelta che verte in gran parte sul Dollaro Artificiale.

USDC è parte di un ecosistema globale che abbraccia il commercio tradizionale e delle criptovalute. Creato da Circle, una fintech regolamentata, USDC è un dollaro digitale sicuro, accettato e altamente liquido. È una criptovaluta con standard più elevati, indicata come una stablecoin agganciata a valuta fiat, il che significa che è supportata da asset di riserva nel sistema finanziario tradizionale, come contanti, mezzi equivalenti o titoli. USDC è stato progettato per essere ancorato al dollaro statunitense ed è riscattabile in USD con un rapporto di 1:1.

Se così stanno le cose possiamo dedurre che l’Amministrazione di “destra” di oggi è più globalista ancora della progressista dem ed anche che non c’è nessuna de-dollarizzazione in vista, ma un’iper-dollarizzazione che prevede scontri cruenti sì, ma soprattutto all’interno della finanza americana, come una sorta di guerra civile virtuale.

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Gli USA stanno davvero per diventare la “capitale mondiale delle criptovalute” come annunciato da Trump, convertito sulla via della Pennsylvania al verbo di Vance? Lo scopriremo presto.

di Gabriele Adinolfi

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