Economia & Finanza

Nuovo Piano Mattei: ecco il nuovo piano strategico dell’Italia

Il prossimo summit intergovernativo Italia-Africa, che si svolge ogni due anni, in programma per il prossimo autunno, sarà l’occasione per presentare in maniera definitiva il piano energetico del governo in carica.

L’ambizione di questo piano è già nella sua denominazione: Piano Mattei – nel richiamo quindi alla figura di un grande Italiano e alla sua visione di un’Italia indipendente energeticamente e non periferica nelle dinamiche politiche mediterranee.

Questo piano, almeno negli intendimenti, si propone di rispondere alla situazione determinatasi all’indomani dell’invasione russa, con la conseguente necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento.

Sullo sfondo c’è poi l’ulteriore premessa della necessità di correggere le disastrose conseguenze di quelle che furono definite “primavere arabe”, che furono in realtà la liquidazione delle classi dirigenti figlie del nazionalismo arabo, con cui proprio Mattei aveva costruito la propria politica, liquidazione che ha prodotto una situazione di endemica instabilità in tutta l’area, con ripercussione anche sul fonte della pressione migratoria sull’Europa.

Una prima, incompleta presentazione del ‘piano’ è stata fatta nel corso di tre viaggi istituzionali compiuti dalla Premier Meloni – in compagnia dell’A.D dell’ENI Claudio Descalzi– in Algeria, in Libia e in Etiopia, vale a dire nei tre paesi dai quali il piano prenderà l’avvio, per abbracciare poi tutto il Mediterraneo.

Nel corso di quei tre viaggi si sono poste le basi per consolidare il processo di diversificazione delle forniture, nella direzione di una totale eliminazione del gas russo, da raggiungere nel 2024/25, e soprattutto per presentare l’Italia come hub europeo fondamentale.

Per quanto riguarda l’Algeria, va detto che l’inversione tra gas algerino e gas russo è già evidente: dal primo semestre del 2022 l’Algeria ha preso il posto della Russia come primo paese fornitore. Secondo i dati Snam nel 2021 il gas russo ha pesato per il 40% delle importazioni totali, ma nel 2022 questa percentuale è scesa al 16%, nel contempo il gas dall’Algeria è passato dal 29,5% del 2021 al 34,3% del 2022.

Quindi, se il primo in un anno è cresciuto dell’11%, il secondo è diminuito del 61% scendendo ai minimi storici dal 1990. Gli accordi di memorandum con l’Algeria includono anche l’individuazione delle opportunità di incrementare le esportazioni di energia verso l’Italia, attraverso la creazione di un nuovo gasdotto, anche per il
trasporto dell’idrogeno, la posa di un cavo elettrico sottomarino e l’aumento della capacità di produrre gas.

Inoltre, cosa non secondaria, gli accordi prevedono anche la progressiva riduzione delle emissioni nelle strutture produttive di idrocarburi in Algeria, la riduzione di gas flaring, nonché iniziative di sviluppo delle rinnovabili, e per la produzione di idrogeno verde, il tutto volto a un miglioramento della sicurezza energetica in linea con una transizione energetica sostenibile.

Un’altra trance importante del piano è rappresentata dagli accordi presi con la Libia ENI e la compagnia energetica libica NOC hanno siglato un’intesa da 8 mld di dollari per lo sfruttamento di due giacimenti al largo della Libia.

Si rafforza così la posizione di ENI in Libia come primo operatore nel paese. Inoltre, importante è
stata anche la fornitura di cinque motovedette alla guardia costiera libica. Appare ovvio che se si desidera realmente agire sui flussi migratori, la Libia è un posto strategico.

Oltre all’Africa c’è poi l’Asia; con gli accordi presi con l’Azerbaijan.

Si conta di raddoppiare le fornitura da questo paese verso l’Italia entro il 2027 (attraverso il TAP – Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto che trasporta il gas azero in Italia).

Quindi siamo di fronte a un piano che mette in campo una nuova strategia di influenza politica a partire dal Mar Mediterraneo, facendo leva sulle forniture di energia, in primo luogo tramite il gas.

La portata e l’efficacia del Piano Mattei che mira a fare dell’Italia anche lo snodo del gas verso l’Europa del Nord sarà misurata da una molteplicità di fattori, non ultimi la capacità di fronteggiare competitori aggressivi quali la Cina (che proprio in Algeria intende fare importanti investimenti per la produzione di fosfati), la Russia (presente e con interessi nell’area siriana) e la Turchia (che è diventata una realtà del Mediterraneo di levante ed è sempre più centrale nei flussi energetici).

Enzo Russo

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