Riflessioni

TERMINATOR NOW – L’esperienza metafisica della guerra ha le ore contate?

Fino ad oggi tutti gli armamenti hanno coinvolto, in varia misura, l’intervento di un essere umano, ma non sarà così in futuro ed è già in corso lo sviluppo di armi totalmente autonome. 

Questo pone rischi severi perché si ha notizia di casi di tragedie sfiorate ed evitate solo perché un intervento umano era ancora possibile. 

In un futuro prossimo l’intervento umano verrà escluso.

di Antonio BovoOperatore finanziario e docente di corsi master

Siamo agli esordi dell’Era dell’Intelligenza Artificiale (IA), una delle più grandi rivoluzioni per l’umanità, come lo sono state la prima e poi la seconda rivoluzione industriale. L’IA, ossia lo sviluppo e l’utilizzo di macchine capaci di svolgere qualsiasi compito cognitivo almeno tanto bene quanto un essere umano, rappresenta secondo molti studiosi il tema contemporaneo più rilevante, sia per la sua urgenza, sia per le sue conseguenze. Gli impatti saranno, infatti, enormi e riguarderanno virtualmente tutti i campi dell’attività umana: produzione, trasporti, energia, comunicazioni, sanità, finanza, esercizio della giustizia (1).

Macchine da guerra

È inutile nascondersi che, come sempre accade nelle grandi innovazioni tecnologiche, buona parte degli investimenti in IA sarà diretta a fini bellici. E ciò introduce lo scenario delle guerre future, combattute da macchine che combattono contro altre macchine. Questo fatto appare positivo per almeno due ragioni: la guerra tra macchine eviterebbe vittime civili e militari e inoltre i robot-soldato sarebbero più corretti e razionali di quelli umani (almeno, si presume). L’avvento dell’IA solleva, tuttavia, anche numerose perplessità.

Fino ad oggi tutti gli armamenti hanno coinvolto, in varia misura, l’intervento di un essere umano, ma non sarà così in futuro ed è già in corso lo sviluppo di armi totalmente autonome. Questo pone rischi severi perché si ha notizia di casi di tragedie sfiorate ed evitate solo perché un intervento umano era ancora possibile. In un futuro prossimo l’intervento umano verrà escluso. Insomma, c’è il rischio concreto che il supercomputer dei Giochi di guerra, celebre film degli anni ’80, (Wargames, 1983), a differenza della trama a lieto fine del film, scatenerà il conflitto atomico scambiando un innocuo videogame per un vero attacco nucleare.

Ci sono ulteriori aspetti inquietanti nell’avvento degli armamenti dotati di IA.

In primo luogo si renderanno presto disponibili armi intelligenti, facilmente accessibili e difficilmente tracciabili, con un conseguente, esponenziale incremento di pericolosità di qualsiasi gruppo terroristico.

In secondo luogo si prefigurano cyberguerre, ossia guerre senza l’uso di armi ma dagli effetti altrettanto devastanti condotte attraverso il ricorso a sabotaggi dei sistemi informatici di aerei, centrali nucleari, sistemi di comunicazione e finanziari.

Eroismo addio o arrivederci?

Sarà la fine, dunque, dell’immagine eroica dei soldati al fronte che accompagna molta narrativa delle due Guerre Mondiali, ma anche la fine di ogni eroismo e viltà delle guerre urbane contemporanee.

Vi è un caso, tuttavia, ed è forse il più inquietante, in cui il ruolo del soldato umano potrebbe riapparire, lo “scenario Terminator”. Nel capolavoro Terminator di James Cameron (1984) in un ipotetico futuro una rete di difesa di intelligenza artificiale nota come Skynet raggiunge l’autocoscienza ribellandosi all’umanità e scatenando un olocausto nucleare. Gli umani sopravvissuti si riorganizzano in un movimento di resistenza a Skynet, guidato dal figlio dei due protagonisti, Kyle Reese e Sarah Connor. E qui emerge l’eroico sacrificio di Kyle che perde la vita per distruggere il cyborg mandato a uccidere Sarah Connor. Uno scenario di conflitto tra uomo e macchina che appariva fantascientifico trent’anni fa mentre era solo profetico. Le macchine intelligenti sono in grado di riprogrammarsi, di evolversi e di darsi dei fini: in un futuro ormai alle porte potrebbero percepire gli esseri umani come soggetti irrazionali, potenzialmente pericolosi per l’intero pianeta e dunque come soggetti da combattere. Del resto, non è forse così?

1. M. Tegmark, Vita 3.0, Cortina, 2018.

Tratto da “Polaris – la rivista n.21 – L’ITALIA DELLE TRINCEE” – acquista qui la tua copia

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