Riflessioni

IL NEMICO INTERIORE – La grande e la piccola guerra santa nell’illuminazione di Ernst Jünger

“Se conosci il nemico e te stesso la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia”, ritengo l’indicazione fondamentale di Sun Zu: il paradigma dal quale partire prima di ogni iniziativa.

di Adriano SegatoriPsichiatra e psicoterapeuta

Le pagine di Jünger sull’esperienza bellica e soprattutto sulla guerra di trincea riportano, se si è disposti a superare il limite della concretezza militare e percepirle come indicatori simbolici, alla concezione della “grande Jihād” e della “piccola Jihād”, ovvero della battaglia contro il nemico esterno che è preceduta necessariamente dalla lotta contro quello interiore. 

“Solo chi è forte tiene il proprio mondo in pugno: il debole è destinato a farlo evaporare nel caos”, afferma Jünger, e con ciò segnala l’importanza di un congruo e approfondito lavoro su di sé prima di avventurarsi in operazioni e progetti destinati a fallire per incompetenza personale ed ignoranza dell’Altro e del contesto dell’azione.

Dovrebbe essere ma non è

Se si osservano certe prese di posizioni politiche dell’attualità, si vede come questa constatazione e questo avvertimento cadano spesso nel vuoto.

Facili entusiasmi per vittorie altrui si associano a rapide demoralizzazioni in caso del minimo cedimento; infantili giustificazioni in caso di attacco e timore ingiustificato in ogni decisa affermazione; paranoie complottiste di fronte ad una manovra apparentemente incomprensibile con interpretazioni fantasiose di qualunque evento non preventivato.

Insomma, è tutto un rincorrere affermazioni altrui che definiscano una propria identità ed una ricerca spasmodica di riconoscimento personale.

Se la vita è, come è, un’impresa, la politica è la sua parte essenziale perché raccoglie in sé la storia personale e comunitaria, il progetto di un destino condiviso e il presente in cui queste due forze coincidono in un’azione coordinata.

L’uomo è un animale politico, e la politica è l’essenza del suo essere al mondo in quanto narrazione e azione, pensiero e volontà, passione e ragione, intuito e strategia, improvvisazione e tattica. Insomma, un equilibrio di forze che agiscono – o dovrebbero agire – in simmetrica sinergia.

Così dovrebbe essere, ma così non è. Ed è questo il motivo per il quale molte lotte politiche finiscono ad avvitarsi su se stesse, oppure a schiantarsi contro la delusione della realtà dopo tanto entusiastiche quanto cieche accelerazioni. 

Sgangherati

“Se conosci il nemico e te stesso la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia”, ritengo l’indicazione fondamentale di Sun Zu: il paradigma dal quale partire prima di ogni iniziativa. Invece, nella stragrande maggioranza dei casi questo consiglio strategico non è minimamente seguito.

A parte la sottovalutazione dell’avversario, o quanto meno la miopia del bersaglio, quello che più interessa è il velleitarismo di tanti generali senza esercito, o con una truppa sgangherata, che pretendono riconoscimenti e vittorie senza la minima capacità di autosservazione e di autocritica. Chiusi nel loro cerchio magico autoreferenziale, vivono fantasticando di arrembaggi, di assalti al Palazzo d’Inverno, di incursioni nei centri di potere, e non riescono a gestire neppure una riunione di condominio o a reggere uno scontro dialettico.

La trincea dentro di te

Questi velleitari delle rivoluzioni tradite, sempre pronti a giustificare le sconfitte e a colpevolizzare fantasiosi nemici, non riescono a percepire la grandezza del pensiero di Jünger quando fa riferimento alla trincea. Il suo splendido saggio già nel titolo dà un preciso orientamento: “La battaglia come esperienza interiore”. È su di sé che bisogna lavorare prima di buttarsi nell’azione, sia essa culturale, politica, genericamente intellettuale o anche fisica. Quel lavoro su di sé che è un continuo temprarsi in quella simbolica trincea che è la vita stessa, per darle un senso superiore alla semplice esistenza vegetativa. Quattro parametri indissolubilmente collegati attribuiscono significato a questa operazione. La passione, come sentimento che supera l’incertezza e risolve drasticamente il dubbio. La curiosità, che spinge a studiare la realtà sulla quale agire. Il rigore, tanto nel metodo di studio quanto nella precisione dell’azione. La perseveranza, che allena allo sforzo e all’impegno.

La debolezza, quando finge per paura muscoli e ruggiti, finisce sempre nel cadere nell’inconsistenza della confusione e del fallimento. Per dirla con Jünger, solo “la volontà assoluta e implacabile di preservarsi e crescere” è contemporaneamente causa ed effetto dell’interminabile lavoro su di sé. 

Tratto da “Polaris – la rivista n.21 – L’ITALIA DELLE TRINCEE” – acquista qui la tua copia

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