Antropologia Sociale

LABIRINTI COMUNICATIVI – Internet, social networks e partecipazione

La libertà di esprimersi in rete è vera e propria libertà?

Quanto è formativa e quanto invece è deformante? 

E i social network socializzano o alienano?

di Carlo Bonney Esperto in relazioni internazionali

È ormai diffusissimo l’utilizzo degli strumenti “virtuali” di comunicazione di massa.

Gli strumenti sono molteplici e si sono evoluti in pochissimo tempo:dai forum di discussione sui più svariati temi, ma particolarmente dedicati alla politica, al potente sviluppo dei blog, alle pi recenti varianti di social network come Facebook o altri.

Il mondo della rete è diventato un enorme calderone nel quale molta gente sente fortissimo il bisogno di comunicare e di scambiarsi pareri ed informazioni di ogni genere.

Basti pensare all’utilizzo fatto del blog da personaggi come Beppe Grillo che addirittura ha utilizzato il mezzo per creare un movimento politico ex novo.

L’utilizzo di queste nuove forme di comunicazione e partecipazione sono state chiamate in causa con molta enfasi mediatica anche e soprattutto in occasione delle rivolte popolari scatenatesi quest’anno nei Paesi arabi, probabilmente  enfatizzandone il ruolo e la capacità di effettiva mobilitazione con  superficialità.

Quelle strane tendenze

Va detto, però che il fenomeno sta assumendo un rilievo effettivo, se le pagine online dei maggiori quotidiani italiani, consentono ai lettori di commentare le notizie e di poter vedere i propri commenti pubblicati in calce alla notizia stessa.

I problemi sorgono inevitabilmente quando si utilizza uno strumento in modo così massiccio e teoricamente senza un metro qualitativo e sulla base del solo criterio quantitativo.

Quel che preme è stabilire se la massiccia partecipazione all’utilizzo di questi strumenti sia effettivo sintomo di partecipazione o altro.

Da fruitore dei citati mezzi, con particolare riferimento ai forum di discussione, ho riscontrato molto spesso due tendenze: la prima è che nel mondo virtuale si assume un atteggiamento particolarmente “individualista” ed “edonista” nell’ affermare le proprie idee od opinioni, che probabilmente in una conversazione “reale” sono attutite dal confronto diretto che media e smussa una relazione di qualsiasi tipo tra due persone .

La seconda è la tendenza a sentirsi in dovere di avere un’opinione su tutto, anche su quello che non si conosce, e di doverla imporre agli altri.

Lasciando ovviamente perdere, l’utilizzo meramente ludico di questi mezzi, lo scopo partecipativo che si vorrebbe attribuire loro, ne esce fortemente ridimensionato.

Partecipazione internettiana

Partecipare ad un evento fisicamente mobilita la persona in toto: sia esso un concerto, una manifestazione politica o una festa .

Viviamo, infatti, l’evento rapportandoci con chi ci sta accanto percependo l’ambiente che ci circonda , le sensazioni e modulando il nostro “sentire partecipativo” a seconda di fattori reali.

Non solo, si dimentica spesso che “partecipare” vuol dire soprattutto assumersi degli oneri e delle responsabilità se non si vuol essere ontologicamente “oggetto” dell’ evento al quale si partecipa.

In questo si afferma il concetto di libertà.

Si può affermare questo nel regno della partecipazione internettiana?

Possiamo veramente dire che l’utilizzo degli strumenti virtuali siano un segno di reale passione partecipativa?

Qui nasce un certo scetticismo, perché l’utilizzo di queste forme “deresponsabilizzano “ l’individuo anziché fornirgli senso di responsabilitaà, lo illudono di poter , attraverso uno schermo e una tastiera, colmare il senso di solitudine esistenziale che pervade la società moderna semplicemente relazionandosi con altri suoi simili nel mondo virtuale.

Fisicità

Se si osserva con attenzione, il comportamento di molti giovani e giovanissimi, si scoprirà che passano piu’ tempo a “relazionarsi “ tramite la rete che attraverso un contatto fisico e reale e per molti di loro, non essere su Facebook, equivale a non essere. La rete esalta il protagonismo individuale o di gruppo, poco importa, fino ad assumere le caratteristiche di un luogo ove proiettare tutti i propri impulsi , desideri e aspettative.

Ci dobbiamo quindi rassegnare a vivere ed a partecipare solo nella Rete? Probabilmente no : le forme di socialità mutano con il tempo, e nella società dei consumi di massa, i mezzi e gli strumenti mutano in fretta : vi saranno nuove forme ancora più sofisticate ed intriganti per ammaliare i consumatori internettiani, ma la vera partecipazione che comprende la capacità di decidere e di assumersi le responsabilità delle scelte, sia individuali che collettive, si continueranno a prendere  in altri luoghi , quelli reali.

Tratto da “Polaris – la rivista n.7 – IL FANTASMA DELLA LIBERTÀ” – acquista qui la tua copia

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