GLI ARCHITETTI DELLA LIBERTÀ – Tra razionalismo, nichilismo e controllo ossessivo
La libertà come la intendiamo oggi ha ben poco a che fare con quella del mondo classico.
Volendo razionalizzare quel che non può essere razionalizzato, la concezione attuale di libertà – uniforme, individualista e nichilista – è ossessionata da un divenire da esorcizzare e da dominare “liberamente” con pretese di sostituirsi al cielo e al destino.
Tutto ciò è paradossalmente sfociato nella costituzione di un Leviatano nelle vesti di un’Anonima Società in cui si vive nevroticamente e a scapito della libertà stessa.
di Giuseppe Scalici – Docente di Storia e Filosofia
La corrente accezione del termine “libertà” allude alla possibilità di compiere azioni senza vincoli esterni o imposizioni. Libertà molto diversa rispetto a quella del Vir del mondo classico che si considerava libero quando era nella pienezza della condizione di civis, contrapposta allo status di schiavitù o di barbarie, e si sentiva parte organica funzionale alla totalità politica di appartenenza. Oggi, per contro, la libertà è legata strettamente alla sfera individuale, all’interno di una “umanità” concepita quale mera sommatoria di singoli individui atomizzati, rappresentati come “uguali”. Tenteremo di vedere come, a monte della conclamata libertà , possa scorgersi uno scenario di ben altro tipo, costruito ad arte e finalizzato alla sopravvivenza dello status quo dominante l’Occidente e, tendenzialmente, l’intero pianeta.
Il razionalismo occidentale
La Weltanschauung egemonica è quella razionalista. Il razionalismo occidentale sviluppa il concetto di Metis, di intelletto pratico. In età moderna potremmo indicare in Bacone il fondatore di tale mentalità. Si tratta dell’idea di un homo faber, artefice del proprio destino, in grado di dominare attraverso la tecnica gli altri enti. La New Atlantis, l’opera sua più nota, prefigura i tratti di un dominio retto da uomini di scienza superiori alle masse appunto perché detentori di conoscenze tecnico-pratiche. Tutto ciò ricorda gli attuali brain trusts e le varie forme di ingerenza sociale in grado di organizzare, monitorare e prevedere il comportamento di tutti, di dirigerne, cioè, la “libertà”.
Esiste quindi, all’interno di tale prospettiva , una oligarchia autoreferenziale e autoimpostasi su una massa amorfa il cui bene è stabilito dall’alto. Si può dissentire in materia di religione o di ideologie politiche o di convincimenti etici, ma non sul fatto che esista una realtà “oggettiva” ed una tecnica in grado di comprenderla, interpretarla e modificarla. Quel Leviatano descritto da Thomas Hobbes, in grado di fagocitare ogni conflittualità limitata ed ogni forma, anche parziale, di ribellione allo status quo, sembra oggi ampiamente realizzato. Il progetto di dominio di tale “monstrum” agisce in profondità: esso mira, attraverso l’apparato scientifico-tecnologico e, all’occorrenza, repressivo e militare, ad un plagio costante e sistematico, di ogni singolo individuo.
È giudizio condivisibile valutare l’essenza dell’Occidente nei termini del nichilismo. Nichilismo che coincide con quella che Emanuele Severino definisce l’estrema follia dell’Occidente stesso: il concepire come nulla ogni realtà (uomo compreso). E questa visione è stata per la prima volta evocata dal senso greco del “divenire” secondo cui tutto ciò che è proviene dal nulla e al nulla è destinato. Pensando il divenire, l’Occidente pensa, simultaneamente, al “rimedio”, rimedio al terrore suscitato dal nulla. Nel rimedio rientrano i vari “immutabili” evocati nel corso della storia: le morali, Dio, l’Uomo e, infine, la razionalità scientifico-tecnologica.
Non più un dio domina la realtà, ma un Apparato razionale in grado di interpretare, organizzare, pre-vedere, orientare l’ambito del “reale”. È elevato al rango di criterio veritativo l’Apparato stesso, la forma più coerente di controllo sul divenire per il fatto che non ha la pretesa di imporre verità ultime: è un monstrum che ama agire nascondendosi. Oggi la Techne rappresenta una sorta di essenzialità, non un mero strumento. Senza di essa l’individuo sarebbe esposto ai ciechi colpi del Caso. Essa consente di rendere razionale ciò che non lo è: il flusso del divenire.
Il dominio, quello che un tempo si definiva il “sistema”, tende a imporsi come “legittimo detentore della forza”. Il primato economico, con il connesso sfruttamento delle materie prime e delle fonti energetiche a livello planetario appare un corollario, una conseguenza della prevaricazione “bruta”. Fine ultimo è la sottomissione totale, non solo dei corpi, ma anche delle anime. Si organizza il presente, si predetermina il futuro e, sulla base delle esigenze dell’oggi, si ricostruisce anche il passato.
Leviatano
Lo scopo è quello di costruire la cosiddetta “libera opinione pubblica” in termini funzionali alle architetture politiche volute . Si enfatizzano così evidenti falsificazioni che poi si sovrappongono a ciò che viene ancora definito “il reale” e, nel contempo, si condannano all’oblio situazioni invece effettive, mettendo in evidenza falsi scopi e falsi obiettivi ai fini di una sistematica “distrazione”. Se per “realtà” riteniamo ciò che si presenta al soggetto, la confondiamo con un’esperienza costruita a-priori. Il soggetto rimane così prigioniero della rappresentazione ufficiale. Tutti coloro che utilizzano i “media” tendono ad immaginarsi il mondo esterno proprio secondo la forma costituita ad arte. Dati nuovi vengono immessi all’interno di schemi interpretativi che danno loro il senso voluto (non il “loro” senso). L’informazione viene a coincidere così con la disinformazione, la mistificazione con la verità. E chi controlla l’immaginazione interiore della realtà esercita un controllo totalitario.
Inoltre, noi siamo continuamente controllati attraverso codici fiscali, carte di credito, telefoni fissi e cellulari, “personal computers”, telecamere, navigatori satellitari, telepass, banche-dati, conti bancari. È interessante notare l’odierna sovraesposizione della “psicologia”. Secondo una delle sue correnti principali, il “comportamentismo”, l’agire umano è determinato dallo stimolo-risposta. Ogni individuo, pertanto, è inteso quale una sorta di automa, è identico, per quanto attiene ai motivi dell’azione e quindi nel suo “libero arbitrio”, a tutti gli altri . Se l’individuo viene immesso, fin dalla nascita, in un determinato contesto (ancorché fittizio), la sua conclamata libertà diviene manipolabile.
È il Leviatano a stabilire le coordinate generali , ad imporre le regole del gioco ed anche, e non secondariamente, a dettare il linguaggio atto a descrivere la realtà . È il Leviatano, e non mai la libertà del singolo, a delimitare i confini tra amico e nemico, tra bene e male, tra tesi e antitesi. Chi abbraccia la tesi è al suo servizio . Ma anche chi si schiera con l’antitesi accetta implicitamente la logica imposta . Il progetto di dominio si fonda sul convincimento che, essendo ogni fenomeno un nulla, ogni fenomeno debba essere sottomesso alla volontà vampiresca del Sistema. Si ripete ancora che l’Uomo, con i suoi eterni e inalienabili diritti, sia il rappresentante prioritario della centralità sulla quale l’Occidente fonda i suoi Valori…
In realtà l’uomo non conta nulla al cospetto del Leviatano. E un approccio soltanto politico o di ordine sociologico appare riduttivo.
La totale mistificazione su cui si fonda l’attuale fase storica è spacciata surrettiziamente per Verità naturale e necessaria, destinata a perpetuarsi in una via senza ritorno. Chi viene “formato” al suo interno è automaticamente ridotto in condizione servile. E non si tratta soltanto di sfruttamento economico o di costante vessazione burocratica. Si tratta di una sistematica azione di plagio. L’individuo non è nemmeno consapevole di questo suo status: è ridotto a materia da plasmare. E se tenta, in casi limite, una ribellione, si trova nella posizione dell’incaprettato: più tenta di liberarsi dai lacci che lo avvinghiano, più si trova strangolato.
La percezione della libertà
Nella presente fase storica si ritiene libero colui che si muove all’interno di una sfera individualistica-atomizzata, quindi controllabile. È libero chi persegue il mero interesse personale immediato, configurabile in una dimensione di tipo edonistico, volta alla ricerca del piacere, così come all’ottenimento di un utile d’ordine materiale. Ma una tale libertà è illusoria ed eterodiretta, anche se di continuo proclamata. Non esiste, di fatto, una libera possibilità di azione e neppure, vista la continua opera di mistificazione del “reale”, la possibilità stessa di un libero pensiero esprimibile. Non appena, infatti, il singolo individuo, con le sue azioni e/o con il suo pensiero evade dalla sfera del precostituito, viene distrutto (in fin dei conti il suo essere profondo equivale al nulla…) o ridotto al silenzio.
Una sorta di patto lega l’uomo “libero” al moderno Leviatano che, presentandosi nelle sembianze di Anonima Società, ha perduto quei tratti di riconoscibilità e quelle valenze simboliche che contrassegnarono altri momenti della storia. È un quid di lutulento, cui corrisponde un tipo umano atrofizzato nelle sue potenzialità e funzioni superiori. È, tale “Sistema”, una palude tenuta in vita dagli stessi “uomini liberi”, anche da quelli che si definiscono anticonformisti. Quale ragion d’essere potrebbero avere costoro, se non quella di annaspare nella stessa palude, avallando comunque l’ipnosi collettiva, ponendosi semplicemente quali antitesi dialettiche dell’Apparato e, quindi, vivendo in sua funzione, rappresentando il necessario rovescio della medesima medaglia? Se l’essenza stessa della società contemporanea è, per usare l’espressione del Debord, quella di essere spettacolo, cioè apparenza e rappresentazione coartata, si sentirebbe quanto meno l’esigenza di una grande, ancorché sobria e pacata, opera di demistificazione. Si sentirebbe l’esigenza dell’affermazione di un modo d’essere radicalmente volto al superamento di ciò che domina il “qui e ora”.
Tratto da “Polaris – la rivista n.7 – IL FANTASMA DELLA LIBERTÀ” – acquista qui la tua copia