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EDITORIALE POLARIS n.26 – La pace dei disturbati

Siamo in pieno nella “società della guerra civile” preconizzata dal sociologo svizzero Eric Werner.

Per questo possiamo dire che “guerra è pace”: una “pace” fondata sulla discordia, l’angoscia, l’ipnosi e le patologie.

Ci si può contrapporre a questo Caos solamente con l’Ordine.

Forse siamo una società malata, oppure abbiamo semplicemente smarrito i parametri e i paradigmi per vivere con stabilità e serenità. Probabilmente non stiamo dietro al ritmo della tecnica e delle mutazioni antropologiche; certamente patiamo il linguaggio binario e la mentalità disturbata dei social. Non ci raccapezziamo forse più negli squilibri internazionali mentre ogni genere di fluidità in una società ormai liquida ci spiazza sovente per le nostre rimembranze di dimensioni solide. La sua stessa rappresentazione, passata dalla Società dello spettacolo a quella dell’avanspettacolo, ci confonde.

L’adesione stolta e istintiva a ogni polarizzazione fa il resto e così trascorriamo le nostre esistenze in una lite continua e nell’ideologia dell’hater. È tutto un maschi contro femmine, un femministe contro trans, un millennials contro boomers. Sullo sfondo l’angoscia, che sia sotto forma di epidemia, di minaccia nucleare, di incombente miseria, di gelidi inverni.

Siamo in pieno in quel tipo di società che aveva previsto il sociologo svizzero Eric Werner una trentina di anni fa: a sistema oligarchico la cui tenuta sarebbe stata garantita da due elementi, un pericolo esterno e un clima ininterrotto di guerra civile, quanto meno psicologica.

Abbiamo globalizzato le periferie americane e ne siamo divenuti delle copie socialmente più evolute. Ma tutto il pensiero, soprattutto quello di chi si definisce antagonista e anti-sistema, è copia dell’emarginazione americana. Una periferia che occupa anche il centro.

Non vanno escluse altre chiavi di lettura, quali la fine di un ciclo, né si devono sottovalutare cause metafisiche.

Sia quel che sia, la pace sociale è fondata comunque sulle turbe psichiche e sulla haterocrazia. Per questo possiamo dire che guerra è pace!

Il Caos è smembante e disarticolante ma al contempo è organizzato. Sarebbe un errore sostenere che non lo sia, perché in tal caso si confonderebbero organizzazione e Ordine che, essendo gerarchico e a spina dorsale, non vi è compatibile.

Siamo nel pieno di un continuo disarticolare, per questo non si può parlare di commedia generalizzata negli scontri anche cruenti che si producono e si moltiplicano, in quanto sono autentici a prescindere dalla misura della loro provocazione. Neppur si può ragionare però nei termini di un autentico scontro totale: basti considerare gli interessi borsistici in comune su futures di ogni tipo (dalla scommessa sulla data di dichiarazione di pandemia, alle plusvalenze sui vaccini, ai prezzi del grano o delle materie energetiche).

Si noti come l’invasione russa dell’Ucraìna abbia beneficiato gli interessi americani e la politica britannica mentre i soci russi, inglesi, turchi e americani hanno guadaganato insieme su tutte le cosiddette alternative energetiche: una mole di interessi ultramiliardari sulla pelle di un popolo aggredito e martoriato e che colpiscono l’intera Europa.

Lenin definirebbe quanto accade con la sua formula più celebre, quella della “unità e scissione dell’imperialismo”. 

Come venirne a capo?

Non vi è altra via di uscita a questa “pace” fondata sulla discordia, l’angoscia, l’ipnosi e le patologie, che la presenza a noi stessi, la sottrazione ai meccanismi mentali e psicologici che la determinano. Il che non deve intendersi in alcun modo come rifugio in una torre d’avorio, con la sindrome dell’osservatore-giudice ché anche questa figura è compresa nel novero dell’avanspettacolo del Caos. Questo mutamento di ottica e di carattere non può comportare un’assenza di giudizi o di coinvolgimenti in nome di una neutralità di fondo rispetto al mucchio indifferenziato sì da indurci ad assolvere chi è colpevole di prepotenze, stupri dell’anima e ingiustizia. 

Non è pensabile di sostituire un cinismo suppostamente aristocratico o saggio all’immancabile spirito di Cavalleria. Perché al Caos ci si contrappone con l’Ordine.

di Gabriele Adinolfi

Tratto da “Polaris – la rivista n.26 – Guerra è pace? La tenuta della discordia” – acquista qui la tua copia

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